Trieste, un “ponte” per la Croazia nella Ue

I rapporti tra la cultura italiana e quella croata, i timori e le speranze che stanno accompagnando l’ingresso della Croazia nell’Unione Europea, avvenuto ufficialmente il primo luglio, ed il ruolo di Trieste come ponte culturale, nell’ottica della convivenza e della reciproca conoscenza. Sono stati alcuni dei temi sviluppati nel corso del primo di una serie di dibattiti organizzati dal Comune nell’ambito della rassegna “Welcome Croatia”. Un incontro, quello andato in scena nella cornice di piazza Verdi, moderato da Maurizio Lorber, ed al quale hanno partecipato docenti ed intellettuali italiani e croati, che si sono confrontati sui temi di stretta attualità, senza dimenticare le esperienze personali. «L’ingresso della Croazia nella comunità europea rappresenta il coronamento di un sogno - ha spiegato Melita Richter, docente all’Università di Trieste -. Un traguardo vissuto però, sia dalla gente comune che dalla classe politica, non senza scetticismo ed angosce: dalla paura della perdita dell’identità a quella dell’incertezza sui prodotti della tradizione. Quello di cui c’è bisogno in Europa sono i rapporti di buon vicinato, di pace e stabilità, ed in questo senso l’Italia è già preparata ad accogliere i nuovi arrivati. Trieste in particolare ha sempre rappresentato per noi un confine permeabile, una sensazione di appartenenza all’occidente ed un grande senso di democrazia».
Una Croazia che dunque si sente già da tempo parte della cultura europea. «Parlare di ingresso in Europa significa parlare di qualcosa di inclusivo e non di esclusivo - ha sottolineato Silvio Forza, direttore della casa editrice Edit di Fiume -, una grande opportunità di spazzare via le vecchie ferite, dove le identità si incontrano e non si scontrano, nel superamento del pregiudizio. Trieste ha sempre incarnato per gli italiani d’Istria il capoluogo spirituale e culturale: noi che siamo rimasti lì abbiamo cercato di superare le antiche sofferenze, favorendo la reciproca conoscenza che è la base di ogni convivenza reale: un processo insomma in cui si allargano i confini ma dove si conservano i territori».
Concetti ripresi anche da Sanja Roic, lettrice di lingua croata e docente all’Università di Zagabria: «La Croazia nel recente passato ha vissuto momenti difficili, superati grazie alla mano tesa dell’Europa - ha affermato Roic -, è stato un percorso lungo e complicato, ma che rappresenta una grande opportunità soprattutto per i giovani di conoscersi, di viaggiare e di aprire nuovi dialoghi, in una sorta di laboratorio europeo. È importante conoscere la storia: ci arricchisce ma ci fa anche pensare e questo è un grande compito che tutti noi abbiamo».
Pierpaolo Pitich
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