Triestina in vita con la ricetta delle cauzioni

Chiesto ai pretendenti usciti allo scoperto un deposito preliminare per consentire una minima liquidità in vista dell’asta
L'ultimo match casalingo prima della dichiarazione di fallimento dell'Unione
L'ultimo match casalingo prima della dichiarazione di fallimento dell'Unione

TRIESTE Tra il dire (di volere la Triestina) e il fare (giocarsela fino in fondo, con soldi reali, per prenderla) stavolta c’è di mezzo quello che nel poker chiamano “buy in”. Quello che, restando seri, le norme configurano come una “specie” di provvista finanziaria, di pre-cauzione che chi oltre a dire vuole anche fare è chiamato a depositare fin d’ora in vista della gara. Al tavolo-capezzale dell’Unione arriva dunque l’ora - e lo fa bruciando le tappe - della scrematura. Ovvero della prima chiamata a non metterci solo la faccia, ma subito anche un po’ di “grana”. Già da ieri infatti - all’indomani della dichiarazione di fallimento decretata dal Tribunale civile per stato di insolvenza in accoglimento della richiesta di venerdì scorso da parte della Procura - sulla scrivania del curatore fallimentare Giuseppe Alessio Vernì sono scattate le “grandi manovre” per assicurare la sopravvivenza della società, che lo stesso Tribunale ha “messo” in esercizio provvisorio fino alla fine del campionato in modo da lasciare aperta la possibilità che qualcuno la faccia rinascere dalle ceneri aggiudicandosi l’annunciata asta giudiziaria low-cost.

Crac Unione, ora la sfida è un’asta “veloce”
Le maglie della Triestina appese allo stadio Rocco

E son “grandi manovre” per davvero: per chiudere tale asta ci vorrà effettivamente almeno un mese e mezzo, quindi come minimo sette, otto partite di campionato dato che c’è pure un paio di turni infrasettimanali. Un’era geologica per un club di fatto dalle casse vuote, e senza soprattutto lo straccio d’un patrimonio da liquidare. Ecco allora prendere corpo la strategia della pre-cauzione, che oltre ad avere i connotati formali dell’autocertificazione a fare sul serio da parte di chi in queste ore sta bussando alla porta del curatore, ha chiaramente quelli sostanziali della prima condizione necessaria e non sufficiente per tenere duro finché l’asta non si sarà compiuta: poter disporre cioè di un piccolo portafogli per far giocare la squadra, per farle fare le trasferte come per pagare i costi vivi delle partite casalinghe, dal medico agli stewart per capirsi. Prima condizione necessaria e non sufficiente, si diceva, perché poi la seconda dovranno essere i risultati sul campo utili al mantenimento della serie D: componente a sua volta tutt’altro che scontata in questa situazione-limite. Soldi fuori dal campo e punti dentro il campo, insomma.

Ieri Vernì, che ha creato una ristretta task-force di profesionisti “specialisti” della materia fallimentare oltre che sportiva, avvocati in particolare, ha dunque iniziato a modellare quello che ha definito «un meccanismo che mi consenta una certa disponibilità finanziaria per questi due mesi circa nel corso dei quali dovrò gestire l’esercizio provvisorio». I svariati sedicenti soggetti interessati a rilevare la Triestina, che una volta decretato il fallimento hanno immediatamente bussato fra Tribunale e curatela, sarebbero addirittura già stati tutti ricontattati, uno ad uno, con la richiesta di formulare immediatamente una sorta di dichiarazione d’interessi vincolante: una pre-manifestazione d’interesse in vista del bando di gara ma già con l’impegno poi a parteciparvi, una dichiarazione “validabile” però solo se allegata a un versamento. Una provvista finanziaria, appunto. Provvista diversa, si badi, dal deposito di garanzia annunciato ad esempio “in origine” da Mauro Milanese in uno studio legale di sua fiducia poiché questo è e resta un deposito “privato” e non “pubblico”, inconferente dal punto di vista della procedura giudiziaria, la sola che curatore e giudici possono prendere in considerazione.

La conferma o meno che si tratti di un esercizio provvisorio “creativo” ma praticabile la si avrà molto presto. Le buste, da quanto è dato sapere al momento, sono attese infatti sul tavolo del curatore, che poi è come se finissero sul tavolo del giudice delegato alla procedura Riccardo Merluzzi, a strettissimo giro. Già entro domani, forse. Di certo entro il week-end. C’è una squadra da mandare in campo. Una partita da giocare non solo sulle scrivanie dei consulenti di tribunale, o dietro ai pulpiti dei giudici.

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