Triestina-Padova, incidenti dopo la disfatta. Sono 20 i tifosi indagati
Le accuse più pesanti per cinque ultras cui virene imputato vandalismo e danneggiamenti, gli altri supporters di non aver sgomberato

TRIESTE.
Si sono messi nei guai per amore della Triestina. Sono scesi in strada per protestare contro l’attuale dirigenza della società e contro i giocatori, ”rei” ai loro occhi di aver alzato bandiera bianca al ”Rocco”, meritando la retrocessione nello spareggio play-out. Era la notte del 12 giugno e il Padova aveva sconfitto gli alabardati per tre a zero.
Ora venti supertifosi ed ultras sono indagati dal pm Maddalena Chergia per una serie di reati che vanno dal concorso in danneggiamenti, al lancio di corpi contundenti, alla mancata ottemperanza agli ordini della autorità di polizia. A breve scadenza l’inchiesta sarà chiusa ed è più che probabile che un buon numero di rinvii a giudizio siano notificati entro l’autunno.
Ecco gli indagati: tra i venti nomi compare anche quello del ferroviere Marco Saracinelli che 48 ore dopo gli incidenti aveva dichiarato pubblicamente che avrebbe presentato un esposto contro l’agente di polizia che, secondo il suo racconto, lo aveva deliberatamente investito con un blindato nel corso dei caroselli seguiti agli incidenti all’esterno dello stadio. Ora anche lui è nei guai.
La ”lista” si apre con Boris Cociani e si snoda poi con Marco Giovannini, Davide Magrino, Cristiano Andreassi, Fabrizio Bellani, Gabriele Bosazzi, Franco Cibin, Roberto Covacci, Domenico De Castro, Luca Laurenti, Luca Oleni, Giorgio Petroni, Maurizio Petroni, Sergio Ridulfo, Sergio Rodà, Livio Stoch, Luca Turco, Adamo Rocchi.
A tutti viene contestato di non aver ottemperato all’ordine del funzionario di polizia di allontanarsi dall’area antistante il ”varco 7” dello stadio dove si erano radunati. Pagando uno sostanziosa ”oblazione” gli eventuali imputati potranno sfuggire alla condanna per aver violato l’articolo 650 del Codice penale. Più difficile le posizioni di cinque giovani. Boris Cociani, secondo le ricostruzioni degli agenti della Digos ha scagliato un palo della segnaletica stradale di quasi due metri di lunghezza col relativo cartello nel sottopassaggio del varco numero ”ove si trovavano numerose persone, tra cui donne e bambini, creando un concreto pericolo”.
Assieme a Davide Magrino e a una terzo manifestante rimasto senza nome, sempre secondo l’accusa, Boris Cociani ha danneggiato l’autovettura ”Saab 93” posteggiata all’interno dello stadio. Per farlo ha usato il palo della segnaletica, mentre i complici hanno infierito sulla carrozzeria con tre sacchi di sabbia. Le lamiere del tetto sono state così vistosamente piegate. A Marco Giovannini il pm Chergia contesta di aver lanciato una bottiglia e, in precedenza qualcosa di non ben definito, sullo schieramento degli agenti di polizia. Giorgio Cibin ha fatto altrettanto, ”creando un concreto pericolo”.
Adamo Rocchi si è assunto invece un rischio maggiore: ”si è sfilato la cintura dei pantaloni”. Poi, secondo le riprese della Digos, ha iniziato a rotearla, ”creando un concreto pericolo per le persone che si trovavano nei pressi”. Quale sia stato questo ”pericolo” non è dato sapere. La fibbia di ottone colpendo qualcuno al capo avrebbe potuto far male, mentre non è chiaro l’effetto sul pubblico dell’eventuale caduta dei pantaloni.
Nei prossimi giorni i difensori di chi si è messo nei guai con la legge per aver amato troppo la Triestina, potranno chiedere che i loro assistiti siano interrogati. Potranno anche presentare memorie e richieste di approfondimenti delle indagini. Certo è che nella notte della retrocessione, ora annullata a tavolino, nessuna persona, tranne Marco Saracinelli, ha subito danni fisici, contusioni o lesioni. Un dato che ridimensiona l’aggressività della protesta contro i dirigenti e la squadra che aveva alzato ”bandiera bianca”.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo
Leggi anche
Video