Triestina, Pontrelli rilancia e incassa la proroga bis

Concessi altri sette giorni. Nuova udienza il 16 per valutare l’offerta della famiglia Di Piero, pronta a pagare tutti i debiti
Pontrelli e l'avvocato all'uscita dalla stanza 96 a udienza finita (Bruni)
Pontrelli e l'avvocato all'uscita dalla stanza 96 a udienza finita (Bruni)

TRIESTE La Triestina e il suo presidente Marco Pontrelli, e con lui i tifosi che non vogliono rassegnarsi all’andazzo, si ritrovano una volta ancora “tra color che son sopesi”. Per l’Unione 2012, insomma, si profila un Natale... nel limbo, non proprio un cinepanettone tutto da ridere. In quella che ieri era attesa come una possibile udienza da ultima parola, nella quale non si poteva escludere già la dichiarazione di morte della società, lo stesso Pontrelli è riuscito a scongiurare il fallimento e a strappare un’ulteriore settimana di tempo. Gli servirà di fatto per cedere la proprietà, così s’è impegnato a fare, alla Cri.Ma Costruzioni e alla D&M Srl. Sono le due imprese riconducibili alla famiglia Di Piero che, in una lettera d’intenti veicolata in Tribunale da Pontrelli, si dicono pronte addirittura a coprire l’intera esposizione debitoria, mezzo milione almeno. Alla faccia del concordato chiesto in autunno dalla Triestina per poter evitare il fallimento pagando solo parzialmente i creditori non privilegiati e dunque una somma sotto i trecentomila euro.

Crac Triestina, Pontrelli chiede tempo
L'allenamento a Prosecco dell'Unione Triestina 2012 in una foto di archivio

Il giudice Riccardo Merluzzi in effetti (con l’assenso del pm Maddalena Chergia, presente d’ufficio all’udienza per conto della Procura, e degli avvocati dei sette creditori che hanno avanzato istanza di fallimento e che vantano crediti per complessivi settantamila euro, alcuni dei quali sono stati o starebbero per essere saldati da Pontrelli) ha aggiornato l’udienza alle 11 del prossimo mercoledì, il 16 dicembre. Nell’occasione saranno convocati anche i rappresentanti delle due società acquirenti, chiamati a presentare un credibile ripiano dei debiti sulla base di altrettanto credibili pezze contabili e patrimoniali. A quel punto, se il giudice Merluzzi riterrà i documenti sufficienti - e soprattutto se i creditori che hanno chiesto il fallimento presenteranno o si impegneranno a presentare un’istanza di desistenza, cioè una rinuncia alla richiesta di fallimento, scenario indispensabile in sede civile - potrebbe arrivare un’altra proroga. Indicativamente per fine gennaio, per onorare il saldo dei debiti da parte della (più o meno nuova) proprietà.

Se si sarà trattato di un rilancio-bluff tentato all’ultimo respiro da Pontrelli o di una nuova e chissà quanto solida prospettiva per l’Alabarda (si narra che l’imprenditore Romeo Di Piero, il padre di Pangrazio, non ami che il proprio nome venga abbinato al fallimento di una società di calcio, ma si mormora pure che vi sia la disponibilità ora a sborsare l’intero monte-debiti anziché una quota concordataria per evitare che un commissario di Tribunale metta mano ai conti e che lo stesso Pangrazio rischi di dover rispondere come “socio occulto”) lo si dovrebbe quindi sapere la prossima settimana. Con buona pace delle cordate identificate nei brand imprenditoriali Zanmarchi e Todaro, che informalmente sarebbero pronte a rilevare titolo, matricola e debiti sportivi, con il mantenimento della categoria, dopo una dichiarazione di fallimento che le esonererebbe dai debiti societari complessivi. Una strategia diversa, questa, da quella di altre due cordate (una incarnata da Mauro Milanese per conto del cugino d’Australia Mario Biasin e una seconda dall’Alimentare holding che a Trieste ha mandato avanti l’avvocato Gianfranco Carbone e che farebbe da schermo a una serie di imprenditori pure questi romani) per cui sarebbe invece preferibile un acquisto prima del fallimento, pur più oneroso. Meglio a questo punto dire sarebbe stato preferibile dato che Pontrelli non le ha prese in considerazione, liquidando non più tardi di ieri tutte le ipotesi che non siano marchiate Di Piero come roba venuta da «venditori ambulanti».

Ma a doversi mettere il cuore in pace - oltre alle cordate interessate - sono anche e soprattutto i tifosi. Il 17 dicembre, il giorno dopo la prossima udienza, a prescindere da come vada, si chiuderà la finestra di mercato per poter allestire una squadra degna delle speranze della gente, dopodiché ci si dovrà accontentare della vetrina dei giocatori svincolati. Per non parlare poi della bomba politica che si innescherà in queste ore. Domenica la Triestina ospiterà la Luparense. Già, ma dove? Lo stadio Rocco infatti era stato lasciato dal Comune al club per le partite di campionato fino al 30 novembre, dietro preciso impegno di sindaco e capigruppo del Consiglio comunale, che guardavano evidentemente all’udienza di ieri come a un qualcosa di risolutivo. La partita dell’Unione, insomma, ora si sposta pure dentro il Municipio.

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