Troppo sole sulla pelle, Trieste maglia nera
Una ricerca conferma la crescita dei casi di melanoma: «Ci si abbronza nelle ore a rischio e senza crema»

«Dipendenza da tintarella». Sembra essere questa una delle grandi debolezze dei triestini. Al punto da mettere la città, assieme a Torino, in testa alla classifica nazionale per diffusione del melanoma, il più grave tumore della pelle, in rapporto al numero di abitanti. Una degenerazione della cute in buona parte riconducibile proprio alle prolungate esposizioni al sole. È questo l’esito di uno studio portato a termine da Nicola Di Meo, ricercatore beneficiario di una borsa di studio finanziata dalla Fondazione CRTrieste e presentato ieri in via Cassa di Risparmio. Lo studio si inserisce in un contesto di approfondimenti sull’argomento, in corso al Dipartimento universitario di Scienze mediche, chirurgiche e della salute, sotto la guida del professor Giusto Trevisan, da 22 anni direttore della Clinica dermatologica universitaria.
«A Trieste – ha spiegato Di Meo – gran parte dei residenti hanno la pelle chiara, la più sensibile al sole. Nonostante questo – ha sottolineato – gran parte dei triestini si abbronza in maniera smodata, esponendosi nelle ore più pericolose, quelle a cavallo dell’ora di pranzo, e senza utilizzare le creme protettive». Di Meo ha quindi snocciolato i numeri: «In città si registrano 26 casi di melanoma ogni 100mila abitanti – ha precisato – quando la media nazionale è di 12. Si tratta di una cifra – ha continuato il ricercatore – peraltro raddoppiata rispetto alle statistiche degli anni ’90 e il fenomeno sta colpendo soprattutto i giovani».
Nello studio anche un raffronto fra triestini (519 i questionari esaminati) e non (476): il risultato conferma la tendenza dei residenti a esporsi sempre e comunque al sole, e spesso senza protezione. Dalla ricerca risulta anche che il 10% dei pazienti seguiti dalla Clinica dermatologica sviluppano, nel corso degli anni, un secondo melanoma primitivo contro il 5% delle medie riportate in letteratura. «La diagnosi precoce – ha ricordato Trevisan che, dal 2 novembre, quando sarà in pensione, sarà sostituito da Iris Zalaudek, proveniente dalla Clinica dermatologica di Graz, considerata tra le più grandi realtà mondiali per la ricerca sul melanoma – è un passaggio essenziale». Roberto Di Lenarda, direttore del Dipartimento universitario clinico di Scienze mediche e della salute ha ringraziato la Fondazione «per il costante e fattivo supporto alla ricerca di base. L’acquisizione con un contratto di ricercatore di Di Meo ha contribuito al consolidamento del ruolo della Clinica dermatologica ai vertici della ricerca specialistica in Italia». Adriano Marcolongo, direttore generale dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste, ha ribadito che «in momenti di riduzione delle risorse pubbliche per la sanità il contributo della Fondazione è essenziale». «Conoscere a fondo e analizzare al meglio le caratteristiche di una malattia - così la vicepresidente della Fondazione CRTrieste Tiziana Benussi - è il migliore sistema per assicurare ai pazienti la cura più adatta».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo
Leggi anche
Video