Trovata in casa, era morta da un mese

Era morta da un mese e nessuno se ne era accorto. Stefania Marchesich, 87 anni, è stata trovata ieri attorno a mezzogiorno riversa sul pavimento del tinello della sua abitazione al terzo piano dello stabile di via Donadoni 37 all’angolo con via Settefontane. Un palazzo dove vive una dozzina di famiglie. Il suo corpo era ormai mummificato.
La porta d'ingresso è stata forzata dai pompieri chiamati dal 113, una cui pattuglia era appena entrata nell’edificio. Dopo che i vigili del fuoco hanno aperto la porta dell’alloggio, gli agenti hanno dovuto spalancare tutte le finestre delle scale. Avevano capito e sapevano come fare. Nessun mistero, nessuna indagine da svolgere. «Una morte naturale» ha affermato il medico legale Fulvio Costantinides dopo aver esaminato il povero corpo trovato sul pavimento dell’abitazione. Alcune porte degli altri appartamenti, da dove i vicini hanno assistito all’arrivo delle forze dell’ordine, si sono presto richiuse e forse qualche occhio curioso e allarmato ha indugiato sullo spioncino. Poi gli uomini dell’AcegasAps hanno composto il cadavere all'interno di una bara di plastica grigia e l'hanno portato via col loro furgone, verso l'obitorio e le celle frigorifere.
Le scale dello stabile sono presto ritornate silenziose. L’ascensore ha ricominciato la sua spola tra i piani. Il timer che regola la chiusura della luce della scale ha ripreso il suo ticchettio. Caso chiuso, un altro anziano che viveva da solo se ne era andato da almeno un mese. E per un mese nessuno se ne è accorto.
A dare l’allarme è stata ieri attorno alle 10 una vicina che abita al terzo piano, proprio accanto all’appartamento di Stefania Marchesich. Ha suonato il campanello perché da molto tempo non sentiva rumori. E sul pianerottolo ormai si spandeva quell’odore tremendo. La donna ha chiamato il 113. E dopo pochi minuti è giunta una pattuglia della Volante. Anche gli agenti hanno provato prima a suonare il campanello, poi a battere vigorosamente alla porta. Sono giunti dopo poco i vigili del fuoco.
«Non la vedevo da molto tempo. Credo da almeno un mese», ha raccontato la vicina che abita al quarto piano dello stabile. «So che non aveva parenti in città», ha aggiunto: «Credo che gli unici rimasti vivano a Capodistria». Un’altra abitante ha aggiunto: «Era una donna molto attiva anche se di età avanzata. Si recava nel centro città, faceva una vita indipendente. Una volta mi ha raccontato che aveva lavorato alla casa di cura Igea».
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