Tutti assolti dall’accusa di truffa alla onlus

Il caso della coop Ida. Escono a testa alta dal processo in quattro tra cui sorella e figlia di Sergio Dressi

I fatti non sussistono. Per la famiglia Dressi, racconta l’ex assessore regionale ed ex presidente di Aeroporto Fvg Sergio, «è la fine di un incubo». Il tribunale di Trieste, con sentenza firmata da Barbara Camerin, assolve Clotilde Poggi, 69 anni, presidente della cooperativa sociale Ida dal 2007 al 2009, Lidia Dressi, 76 anni, e Arianna Dressi, 44, sorella e figlia dell’esponente del centrodestra, e infine Marina De Boni, 74 anni, pure coinvolta nei fatti contestati a fine 2014 dal pm Maddalena Chergia. Appropriazione indebita e truffa per circa 100 mila euro erano state le ipotesi di reato legate alla ricostruzione di alcune attività della Ida a seguito di una denuncia depositata dalla vicepresidenza («Ma con i denuncianti che non si sono nemmeno costituiti parte civile», fa sapere Sergio Dressi), per presunte irregolarità della presidenza.

Secondo l’accusa, Poggi si era appropriata di oltre 50 mila euro attraverso la «gestione in via esclusiva di amministrazione e contabilità» della cooperativa. E aveva utilizzato quel denaro, oltre che per i rimborsi, «per pagare spese personali come pernottamenti in albergo, carburante, riparazione autoveicoli, acquisto di generi di consumo». Sotto accusa anche Arianna Dressi per la sottoscrizione di un contratto a progetto (con conseguenti compensi) per la realizzazione di un sistema di archiviazione dei documenti aziendali, contratto che la Procura ha sostenuto essere fittizio, Lidia Dressi, con una contestazione simile, ma con un progetto a favore dell’associazione “A.ma.re il rene”, di cui Poggi all’epoca era segretaria e la cui sede era in comune con la Ida, e De Boni, nel mirino per un contratto di lavoro a tempo indeterminato part time. A completare il coinvolgimento della famiglia Dressi anche il fatto che la moglie di Sergio, Floriana D’Orso, era socia della cooperativa e legale rappresentante di “A.ma.re. il rene”.

La posizione della difesa, con rinuncia alla prescrizione da parte di Arianna Dressi, è stata però accolta dal tribunale. Nella sentenza, il giudice precisa che, alla verifica di un perito sul periodo in cui Poggi è stata rappresentante legale di Ida, non sono emerse irregolarità. Esaminando poi la “prima nota”, lo strumento utilizzato per registrare i movimenti economici dell’attività della cooperativa, i giudici hanno rilevato una tenuta dei conti non sempre corretta, ma senza che vi siano elementi o prove di una responsabilità degli imputati, tanto meno della presidente. Quanto alle spese di Poggi, «non si può escludere che siano state sostenute per finalità aziendali, e quindi accettabili sotto il profilo di un’ammissibile imputazione al reddito d’impresa». Le collaborazioni di Lidia e Arianna Dressi? Nulla di irregolare, giacché «non è reato costituire una cooperativa per attribuire ai soci lavoratori il vantaggio mutualistico rappresentato da un rapporto di lavoro».

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