Ubis, gelo tra lavoratori e sindacati

Si complica la situazione per gli 87 lavoratori di Ubis, la controllata Unicredit che opera in città nel cosiddetto "ciclo passivo", cioè la registrazione delle fatture destinata a essere ceduta attraverso un processo di esternalizzazione. Le organizzazioni nazionali di categoria, Fisac-Cgil, Fiba-Cisl e Uilca-Uil, l'Ugl e gli autonomi di Fabi, Sinfub e la DirCredito (meno Salcart-Falcri), si sono chiamate fuori dalla trattativa, diffondendo un comunicato piuttosto scarno. «Avendo noi ricevuto la lettera dello studio legale Cirillo, sottoscritta da una sessantina di dipendenti coinvolti nel trasferimento del ramo d'azienda - hanno scritto di comune accordo le segreterie nazionali delle 7 sigle - e prendendo atto della diffida in esso contenuta a procedere in un percorso di trattativa, in coerenza con la volontà espressa da quella che numericamente è la maggioranza dei lavoratori, ci asterremo da qualsiasi confronto con le controparti». Il documento è calato come un fulmine sulla testa dei dipendenti, scuotendo dalle fondamenta il rapporto con i rappresentanti sindacali locali. Oltre a definire «vergognosa» la nota delle segreterie nazionali, i lavoratori di Ubis hanno diffuso a loro volta un documento, nel quale «esortano le rappresentanze sindacali aziendali ad andare a trattare al meglio la parte legata all'armonizzazione relativa al progetto Newton, nell'autentico spirito - sottolineano nel testo - della recente lettera di diffida inviata alle organizzazioni sindacali, allo scopo di tener fede all’originario spirito che dovrebbe contraddistinguere chi si pone come obiettivo, almeno a parole, la difesa dei lavoratori». Insomma, crepe profonde. Che la segreteria di Trieste della Fisac-Cgil ha subito tentato di chiudere. Ieri si è svolta un’assemblea degli iscritti, alla presenza del segretario provinciale confederale, Adriano Sincovich, e della delegata per l'Ubis, Elisabetta Faidutti. «Non è mia intenzione - ha evidenziato - abbandonare i lavoratori, sopratutto in una fase delicata come questa. Cercheremo un chiarimento con tutte le parti coinvolte». Da voci bene informate provenienti dall'interno dell'bis sembra che più sigle sindacali abbiano chiesto ai loro iscritti il ritiro della diffida. Tale atto però potrebbe nuocere ai fini giuridici, in presenza di una vertenza nell’ambito della quale ogni lavoratore sarebbe chiamato a dimostrare di essersi opposto con ogni mezzo all’operazione, per non vedere compromesse le possibilità di reintegro nell’azienda originaria, in caso di sentenza favorevole da parte del giudice.
Ugo Salvini
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