Uccise la compagna a Staranzano Varotto a processo il 18 febbraio

STARANZANO. Sarà celebrato il prossimo 18 febbraio con rito abbreviato, dinanzi al gip Paola Santangelo il processo a Claudio Varotto, l’ex operaio dei cantieri, che il 6 giugno dello scorso anno ha ucciso la compagna Rosina Lavrencic a quattro giorni dalle nozze.
Sono i difensori di Varotto - gli avvocati Elisa Berlasso e Fabio Russiani - a scegliere il ritro alternativo per il proprio assistito che deve rispondere dell’accusa di omicidio volontario. Lo inchiodano le 19 coltellate inferte alla donna, quattro delle quali risultate mortali, come ha stabilito la perizia dell’anatomopatologo.
Varotto da luglio si trova ricoverato nel Centro diagnostico clinico nel penitenziario di Secondigliano, a Napoli. Le sue condizioni di salute sono ritenute incompatibili con una detenzione in carcere e quello di Secondigliano è l’unico carcere in Italia ad avere un centro clinico. La salute malferma di Varotto era conseguente anche di un intervento chirurgico a cui era stato sottoposto poco prima dell’omicidio, ma che comunque non ha, secondo il sostituto procuratore Enrico Pavone titolare dell’inchiesta, determinato il raptus omicida. Varotto, anche per quanto ha ripetutamente detto ai carabinieri poco dopo l’arresto, temeva che la Lavrencic lo lasciasse proprio alla vigilia del matrimonio. Rosina e Claudio dovevano sposarsi nel municipio di Staranzano dopo 10 anni di convivenza. Tutto era pronto, anche il rinfresco. Tutto si è spezzato in pochi attimi, durante quella violenta lite in cucina durante la quale l’uomo aveva afferrato un coltello e aveva colpito ripetutamente la donna, che è morta nel giro di pochi minuti. Poi, Varotto ha chiamato i carabinieri. La villa di Staranzano, teatro dell’omicidio, è stata dissequestrata due mesi fa fa su richiesta congiunta dei familiari di Varotto e della Lavrencic. (fra.fem.)
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