Il Primo Maggio nell’Isontino: centinaia di persone in piazza a Gradisca

La manifestazione è stata promossa da Cgil, Cisl e Uil nel parco della Spianata di piazza Unità: «Milioni di persone sono ancora oggi in povertà assoluta»

Luigi Murciano
La folla in piazza a Gradisca (Tibaldi)
La folla in piazza a Gradisca (Tibaldi)

Dopo alcuni anni, la Festa dei Lavoratori è tornata a Gradisca d’Isonzo, scelta per la sua posizione baricentrica tra Destra e Sinistra Isonzo. Diverse centinaia di persone hanno partecipato alla manifestazione promossa da Cgil, Cisl e Uil nel parco della Spianata di piazza Unità, colorato da bandiere e striscioni. Presenti anche decine di amministratori locali, a testimoniare l’attenzione del territorio per i temi del lavoro.

A chiudere la giornata è stato l’intervento accorato del segretario nazionale confederale della Cgil, Pino Gesmundo, che ha criticato duramente il video diffuso dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla vigilia del Primo Maggio. «Non è corretto – ha detto – che il governo annunci provvedimenti prima ancora di ascoltare i lavoratori e di convocare le parti sociali. La condizione del lavoro in questo Paese ha marginalizzato migliaia di persone, trattate come merce. Viviamo un’epoca di cambiamenti straordinari, che impone di rimettere il lavoro al centro del dibattito. Il paradigma non può essere solo il profitto, ma il miglioramento delle condizioni delle persone».

Gesmundo ha definito l’unità sindacale espressa nella giornata come un segnale forte per rilanciare le rivendicazioni. Ha parlato di una “economia di guerra sdoganata”, giudicata inaccettabile, e ha smontato la narrazione ottimista della premier: «Il video della presidente ci racconta un Paese dove tutto va bene: crescono economia, salari, pensioni. Ma la realtà è che milioni sono in povertà assoluta, i giovani laureati se ne vanno, aumentano licenziamenti, part time involontari, lavoro nero. Il caporalato è ancora una piaga, le bollette schizzano e il potere d’acquisto si riduce. È crescita questa o mortificazione della dignità?».

Gesmundo ha denunciato anche la mancanza di una progettualità industriale in un contesto segnato da 25 mesi consecutivi di calo della produzione. E ha rilanciato l’impegno sindacale in vista dell’incontro con il governo previsto per l’8 giugno: «Il nostro compito è costruire un progetto comune, difendere la verità, i diritti costituzionali e rivedere le priorità del Paese. La deriva è pericolosa. Bisogna smantellare il precariato e costruire un salario minimo. Abbiamo le idee, sapremo fare sintesi, ma prima devono rispettarci. Devono rispettare voi, i lavoratori».

Un passaggio inevitabile anche sul dramma delle morti sul lavoro, che troppo spesso – ha detto – avvengono nei subappalti del settore pubblico: una ferita aperta.Nei vari interventi è stato ribadito come la sicurezza resti un’emergenza nazionale. Nei primi due mesi dell’anno si contano già 138 vittime sul lavoro, il 16% in più rispetto al 2024. Anche in Friuli Venezia Giulia si registrano tragici incidenti.

È stata invocata con forza la necessità di rafforzare controlli e ispettorati, investendo in formazione e qualità del lavoro. Precarietà, costo della vita e diritti compressi sono le altre emergenze richiamate, insieme alla persistente discriminazione di genere, che penalizza ancora oggi le lavoratrici, in termini di retribuzioni e opportunità di carriera.

Forte anche l’appello a sostenere la funzione pubblica, fondamentale per la coesione sociale ma sempre più sotto pressione.Infine, i sindacati hanno messo in guardia dai rischi di un’economia condizionata da guerre e tensioni internazionali. Politiche protezionistiche e dazi rischiano di spingere le aziende a delocalizzare, impoverendo il tessuto produttivo. Il Primo Maggio si è chiuso con un appello alla responsabilità collettiva: tutelare il lavoro, valorizzarlo e renderlo fondamento di una società più giusta.

L’intervento di Cisint a Monfalcone

«Ad un anno di distanza dalla grande manifestazione del Primo Maggio tenutasi a Monfalcone, che ci ha permesso di sollevare la questione del modello produttivo di Fincantieri, è ancora forte il rumore del silenzio del Segretario della Cgil, Landini, che continua a non dire nulla su questo tema e sull’organizzazione del lavoro fondata su appalti a cascata e sull’importazione di manodopera a basso costo».

Così l’ex sindaco di Monfalcone ed europarlamentare Anna Cisint (Lega), secondo la quale «il caso Monfalcone impone una riflessione profonda sulla dignità del lavoro e sul rispetto del territorio». «Ancora oggi – ha concluso – io e il mio partito restiamo gli unici a portare avanti la battaglia per cambiare un sistema che, a Monfalcone come a Marghera e Genova, mette in secondo piano il territorio e il valore del lavoro.

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