Ultimo abbraccio a Gino Strada: «Speriamo gli diano il Nobel»

Folla di cittadini e autorità alla camera ardente: in fila oltre tremila persone

Cittadini in visita alla camera ardente. Foto Ansa
Cittadini in visita alla camera ardente. Foto Ansa

MILANO Sotto il sole che martella sulla testa, la gente si mette in fila dal mattino. I cancelli della sede di Emergency in una ex scuola di via Santa Croce si aprono solo alle quattro del pomeriggio, ma la coda si perde fino all’inizio della strada e poi ancora dentro il parco delle Basiliche. Quasi tremila dicono a Emergency, ma sono forse pure di più che a passo lento arrivano davanti all’ingresso della camera ardente con uno striscione bianco e rosso grande così: «Grazie Gino.».

Proprio con il punto perché non ci sarebbe bisogno di dire altro di Gino Strada, medico, chirurgo, il fondatore di Emergency che solo la morte ha potuto fermare.

Dentro la camera ardente dove passano giovani, anziani, quelli con la maglietta di Emergency declinata in mille colori, gente da Milano e pure da Roma, chi l’ha conosciuto e chi no, gli altoparlanti rilasciano pacate musiche dei Pink Floyd. Anche la grande foto di Gino Strada in riva al mare e il suo sorriso, fanno impressione pensando a lui che cercava la pace dove tuonava la guerra, armato solo di un bisturi e di un milione di buone ragioni. Gino Strada riposa in un’urna di bronzo, sotto un grande cartello dove ancora lui parla di diritti, di tutti che se no son privilegi.

Tra i primi ad arrivare c’è il sindaco di Milano Giuseppe Sala. Il suo è un ricordo sentito: «Di Gino ho apprezzato quello che ha fatto, ma lui aveva una caratteristica particolare: non parlava mai al passato, non ha mai detto “ho fatto”. Guardava sempre avanti, guardava sempre al futuro». Milano vorrebbe altro. Anche da questo sindaco che corre per il secondo mandato. Che venga intitolata a Gino una strada, un parco, un luogo che sia simbolico. In 50mila hanno firmato una petizione per intitolargli piazzale Cadorna. Sala non promette niente: «Ho sentito la moglie e la presidente di Emergency. Abbiamo deciso per ora di pensare solo a questa giornata. Credo sia importante dedicargli qualcosa che rimanga, ma anche un momento di ricordo. Un momento anche allegro, anche vivo, ma ci penseremo».

Mentre sul cancello della sede di Emergency spuntano fiori e biglietti, in fila, nascosto sotto gli occhialoni da sole e un cappellaccio, quasi non si riconosce Cochi Ponzoni, l’attore che più volte ha prestato volto e voce alle iniziative di Emergency. Una targa in cima a una strada non gli basta: «Spero che intitolino una via a Gino, ma anche il Nobel per la pace. Sarebbe il minimo». Passa don Ciotti e parte un applauso: «Spero che la sua testimonianza graffi le coscienze. Oggi Gino Strada parlerebbe di coraggio e di urgenza davanti all’olocausto dei migranti che si sta consumando nei nostri mari». Passa anche il segretario della Cgil, Maurizio Landini: «Sono contento di essergli stato amico. È stato un esempio di coerenza per tutti, credo che sia giusto riconoscergli quello che ha fatto - dicee - e sia importante portare avanti le sue battaglie». CHI. BAL.

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