Un anno e 4 mesi per l’incidente mortale

Patteggiamento per l’automobilista che aveva provocato lo schianto costato la vita al trentenne Depase
Lasorte Trieste 30/10/15 - Gabrovizza, Incidente Mortale
Lasorte Trieste 30/10/15 - Gabrovizza, Incidente Mortale

Un anno e quattro mesi di reclusione. È stata questa la pena che ha patteggiato Natasa Franceskin, 29 anni, slovena di Sempeter. Era alla guida della vettura che il 30 ottobre dello scorso anno aveva centrato lungo la provinciale 6 - subito dopo l’abitato di Gabrovizza - la moto condotta da Thomas Depase, 30 anni, residente a Muggia. A pronunciare la sentenza - che ha ratificato l’accordo tra il difensore, l’avvocato Donatella Majer e il pm Massimo De Bortoli - è stato il gip Luigi Dainotti.

Depase lavorava come ferroviere in Porto a Trieste, viveva a Zindis, frazione di Muggia, assieme alla fidanzata Samantha Lavagnini, parrucchiera in un locale in calle Parini, lo stesso salone in cui opera anche Martina, la sorella minore di Thomas. Primogenito di Corrado Depase, tassista triestino di Borgo San Sergio in attività a Muggia, molto noto nella compagnia carnevalesca della Trottola, e di Egle Surian, ex lavoratrice alla Principe, Thomas è ricordato da tutti come una persona molto tranquilla e sempre col sorriso.

Quella maledetta mattina lo schianto contro la fiancata destra della Punto che stava in quel momento svoltando verso Sgonico. La velocità del motociclista, secondo i carabinieri di Aurisina che avevano condotto i rilievi di legge, non era certo sostenuta. In pratica, dagli accertamenti dei carabinieri, era emerso che l’automobilista slovena non aveva dato la precedenza al centauro.

Era bastato un istante, una frazione di secondo. Quando la macchina aveva impegnato la carreggiata era sopraggiunta la Yamaha con in sella Depase. Il motociclista, vista la sagoma dell’auto in mezzo all’incrocio, aveva tentato una manovra d’emergenza. Aveva schiacciato con tutta la sua forza il freno. Le ruote della moto si erano bloccate sull’asfalto, ma, per l’inerzia, avevano continuato ad avanzare per cinque, sei metri. Ma forse anche di più, come aveva testimoniato la lunga striscia nera lasciata sulla strada. Poi l’impatto contro la portiera destra dell’utilitaria.

Per l’urto la moto si era piegata su un lato, per poi piantarsi con la ruota anteriore e chi era in sella era volato a quattro, cinque metri. Era stato un impatto devastante e il casco che l’uomo indossava regolarmente non gli era servito a nulla. Riverso sull’asfalto, privo di sensi. Così lo avevano trovato i sanitari del 118. Fin da subito era apparso evidente che - nonostante il casco - il motociclista aveva subito un violento trauma cranico e toracico-addominale. Era in arresto cardiaco. Così era stato intubato. Poi era stata tentata la rianimazione con la respirazione artificiale. I sanitari hanno fatto l’impossibile per salvare la vita a Depase. Ma alla fine si erano dovuti arrendere. (c.b.)

Riproduzione riservata © Il Piccolo