«Un boato e in un attimo ho perso ciò che avevo costruito in 27 anni»

Parla la fioraia che aveva il negozio al piano terra della palazzina di via Baiamonti esplosa venerdì: «D’istinto mi sono messa sotto il bancone, poi ho deciso di uscire. E da allora non sono più rientrata»
L'edificio crollato e, al piano terra, il negozio
L'edificio crollato e, al piano terra, il negozio

C’era una volta in via Baiamonti 71 un negozio di fiori di nome Elvi. Il libro che raccontava la favola, iniziata 27 anni fa, dalla pagina di venerdì scorso ne sfoglia solo di bianche. Il resto della storia è stato cancellato dall’esplosione della casa che ci stava sopra che ha ucciso un uomo (Aldo Flego) e ferito due donne (Marcella Flego Burni e Filomena Gallone).

Il lieto fine non c’è. È tutto da riscrivere. Ma prima Elvi Sedmak, l’autrice della sua stessa autobiografia, deve metabolizzare il trauma, ritrovare la forza di ripartire. E ci vorrà tempo. «Non è facile», ammette lei. «Sia io - aggiunge Elvi - che Valentina, la mia dipendente, al lavoro con me da 16 anni, siamo disoccupate. Non è facile quando uno perde in un secondo tutto quello che aveva costruito nella propria vita».

È domenica pomeriggio. La storica fioraia di via Baiamonti, specialista in addobbi floreali, una che ha portato le sue composizioni in alcuni dei megayacht di lusso passati per di qua, tra cui quello del Re di Giordania, non riesce a immaginare come sarà l’indomani mattina. Di lunedì, di norma, ricomincia la settimana lavorativa. Non per lei. Non stavolta. «È dura - sospira - e non posso pensarci. Sono sempre stata abituata a svegliarmi alle sei per andare a lavorare». Quando la signora Sedmak parla di «un secondo» va presa alla lettera. «Dopo lo scoppio - racconta - una volta che sono uscita dal negozio, non ci ho più rimesso piede, e non so se e quando potrò farlo. I vigili del fuoco ci sono entrati per un istante e mi hanno portato la giacca e il cellulare. Basta. Il negozio è inagibile, chiaramente. E io non so neanche che cosa ci sia rimasto».

Esplode la casa, un morto e due feriti gravi

Sono passate più di 48 ore da quel botto ma, quando le si chiede come sta, Elvi non se ne vergogna, a dire ciò che sente: «Sono sotto choc, e lo sono ancora. Sto male perché pian piano sto realizzando quanto è realmente successo, me ne sto rendendo conto appena adesso». La ferita rimasta, si intuisce, è di quelle che non si vedono, esteriormente: «In realtà - puntualizza la fioraia - io non mi sono fatta praticamente niente, dal punto di vista fisico, tanto che già quel giorno sono stata dimessa dal Pronto soccorso. Lì per lì ero però disorientata, terrorizzata. Sentivo le palpitazioni, ero sotto pressione. Per quello i sanitari del 118 mi hanno messo subito distesa e mi hanno detto “adesso è meglio che viene su con noi”». La signora Sedmak, più s’allontana il tempo dell’esplosione, più dettagli riesce a recuperare a proposito di quei terribili attimi: «In quel momento ero in negozio, mi pare che stavo preparando una pianta. Ero sola, una cliente se n’era andata neanche cinque minuti prima. Ho sentito un gran boato, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Ho pensato si trattasse di un terremoto, non sapevo cosa fare finché d’istinto mi sono messa sotto il bancone del negozio. Sarà passato un minuto, non ne ho idea esattamente quanto, e ho guardato fuori, oltre il vetro della porta. Vedevo fumo, polvere e calcinacci che cadevano, alcuni dei quali hanno aperto la porta. Mi sono chiesta: “E ora che cosa faccio? Rimango bloccata qui o cerco di uscire?” “No, no -mi sono detta - adesso esco”.

Lavori nella cucina prima dell’esplosione
Nella foto del lettore Andrea Nemaz (che ringraziamo) il prima e il dopo la tragedia di via Baiamonti

Sono uscita e ho intravisto la parrucchiera che mi urlava: “Elvi, Elvi, vieni qui!”». Da lì in poi in via Baiamonti si è innescata la grande macchina dei soccorsi: «Ringrazio - ci tiene la fioraia - tutte le forze dell’ordine, che sono intervenute tempestivamente, in particolare i vigili del fuoco, che hanno dimostrato tutta la loro professionalità, ma anche i sanitari del 118, con la loro estrema gentilezza, eppoi carabinieri, polizia, vigili urbani e finanza per l’impegno e l’organizazione che hanno messo in campo. E mi ha fatto piacere anche l’immediata solidarietà che ci ha portato il primo cittadino. Ma un grande abbraccio lo voglio dare alla mia clientela e ai cittadini di via Baiamonti, che mi stanno incoraggiando in un momento così difficile». L’ultimo pensiero, il più sentito, è per chi, uno o due piani sopra di lei, ha avuto conseguenze ben peggiori: «Il signore l’avevo visto un paio di volte. Mi spiace tanto, sia per lui che per le mie due coinquiline». E quei lavori alla cucina di casa Flego al mattino? «Non ci ho fatto caso. Non ho visto niente. Ho sentito soltanto il rumore di un trapano».

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