Un idrovolante nel bacino San Giusto

Impiegato per la fiction “Un caso di coscienza”. Le sue evoluzioni hanno rievocato per un giorno i fasti di 80 anni fa

Come se l’orologio del tempo fosse tornato indietro di oltre 80 anni. È quello che avranno pensato alcuni spettatori ancora un po’ assonnati, che ieri mattina si trovavano alla radice del Molo Audace, ammirando le evoluzioni di un idrovolante ultraleggero che sorvolava lo specchio d’acqua antistante Piazza Unità. Il velivolo, assistito nelle manovre dalle motovedette della Capitaneria, ha effettuato l’ammaraggio in zona di sicurezza, per poi riprendere il volo e sparire tra le nuvole bianche. In realtà, triestini e turisti si sono trovati all’interno del set allestito nell’ambito della fiction “Un caso di coscienza 5 “, che si sta girando in questi giorni a Trieste. Ai comandi dell’ultraleggero l’imprenditore Walter Basiola, volto noto in città e che da una decina d’anni coltiva la passione per il volo, con al fianco l’amico Francesco Pegan. Sulle ali erano state montate delle telecamere ad alta definizione, che hanno consentito di effettuare delle riprese aeree della città. Contemporaneamente, la troupe della produzione stava realizzando altre inquadrature dall’altipiano. Ma questa evoluzione non può che rievocare gli antichi fasti della storia degli idrovolanti a Trieste.

Una storia che nasce negli anni ’20, grazie allo spirito imprenditoriale dei fratelli Cosulich, che fondarono la Sisa, la prima compagnia aerea italiana. Il primo aprile 1926 ci fu l’inaugurazione della prima rotta commerciale da Trieste a Torino, con scali previsti a Venezia e Pavia, a bordo dei Cant 10, idrovolanti biplani a scafo unico. Successivamente si decise di costruire a Trieste un idroscalo vero e proprio, visto che esisteva solo una sorta di hangar galleggiante ormeggiato in Riva Tre Novembre. L’inaugurazione della struttura avvenne il 24 maggio 1933 alla presenza del duca Amedeo d’Aosta. Edificio tuttora esistente e che adesso ospita la sede della Capitaneria. Ricordi sfocati e ingialliti dal tempo, che per un giorno sono stati rinverditi nella memoria storica della città.

Pierpaolo Pitich

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