Un mega-terminal container “pensato” a Città del Capo

«Un importante contributo, da considerare attentamente nel dibattito sul nuovo master plan del porto. Questa proposta può portare a realizzare concrete prospettive di sviluppo». Così si è espresso Paolo Maschio, presidente dell’Azienda speciale per il porto, introducendo ieri l’incontro pubblico nella sede dell’Aspm in cui è stato presentato lo studio di fattibilità per un terminal container da tre milioni di teu l’anno, nel porto di Monfalcone, realizzato da un laureando in ingegneria portuale dell’Università di Stellenbosch (Città del Capo), Stephan Kistner, che ha illustrato quella che è la sua tesi di laurea.
Ma perché un ateneo del Sud Africa si interessa proprio di Monfalcone? L’iniziativa è partita da Ton Bestenbreur, ingegnere, già responsabile di vari terminal container, ora consulente e docente di logistica e operazioni portuali, noto negli ambienti marittimi per essere stato l’amministratore delegato della società, controllata dal colosso olandese Ect, che gestì il terminal container di Trieste dal 1998 al 2001.
«Abbiamo scelto Monfalcone - spiega Bestenbreur - perchè è l’unico porto del Nord Adriatico a disporre degli spazi per un terminal in grado di movimentare tre milioni di teu (unità di misura dei container, ndr) all’anno, e ad avere eccellenti collegamenti con l’hinterland, in particolare ferroviari». Il 70% dei container in arrivo e in partenza dovrebbe infatti viaggiare su rotaia.
Bestenbreur ha proposto a una dozzina dei suoi studenti di elaborare un progetto di fattibilità per questo terminal. Alla fine, fra i tre migliori lavori, assieme all’Azienda speciale per il porto ha scelto il “vincitore”, quello di Stephan Kistner.
L’area ipotizzata per la realizzazione dell’enorme terminal occuperebbe l’intera cassa di colmata, con un molo di molte centinaia di metri (otto ormeggi per navi fino a 18 mila teu di portata, lunghe 400 metri), un grande parco per il deposito dei container, affiancato da un adeguato terminal ferroviario. Una complessa struttura, per il cui funzionamento l’interporto di Cervignano svolgerebbe un ruolo cruciale.
Non si può non notate che gli spazi presi in considerazione sono quelli previsti in parte per ospitare il mini-rigassificatore. «E’ una pura coincidenza - assicurano all’Azienda porto -. La presentazione dello studio è stata fissata in tempi quando ancora del mini-rigassificatore non si era mai sentito parlare».
(gi.pa.)
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