Un mondo di colori per trasferire su tela attese ed emozioni di ogni tipo di famiglia

Giulia Binali, mamma di due bambini, per mestiere dipinge le storie che le vengono raccontate. «Ma mi sento un’artigiana non un’artista» 
Giulia Binali, mamma di due bambini, per mestiere dipinge le storie che le vengono raccontate. «Ma mi sento un’artigiana non un’artista»
Giulia Binali, mamma di due bambini, per mestiere dipinge le storie che le vengono raccontate. «Ma mi sento un’artigiana non un’artista»

Dipinge le storie che le vengono raccontate, dando loro una nuova forma, tra linee e colori che rimangono nel tempo. Peter Pan ha incontrato Giulia Binali, drammaterapista e artigiana triestina, nel suo laboratorio, una piccola mansarda con le pareti decorate da schizzi di pittura, opera dei suoi due figli, Ariel e Paulo che adorano farle compagnia, assieme al cane Ruga, mentre lei si dedica alla sua passione, diventata il suo lavoro.

«Durante gli anni di attesa, mia e di mio marito Riccardo, dei nostri figli che erano ancora oltreoceano, la vita mi pulsava nelle mani. È stato un modo per affrontare un percorso complesso come quello dell’adozione di un bambino, nel nostro caso di due fratelli di origine brasiliana. La gravidanza adottiva è tutta un’altra cosa rispetto a quella naturale. Devi autorizzarti a ritenerti mamma in attesa e la società non sempre è pronta a tutto questo. Dipingere per me è stato terapeutico». Così Giulia, in quel periodo, ha iniziato a raccontare la storia della sua nuova famiglia trasferendo le parole che aveva dentro di sé sulle tele, attraverso colori, fili, bottoni e pezzi di carta. «Dipingevo un amore che non ci stava più nelle tasche e voleva uscire, un viaggio che sembrava non finire mai. E che non era finito, ma era appena all’inizio».

Presto, infatti, è arrivata l’intuizione: quel viaggio poteva essere importante anche per le altre persone, per «portare fuori un pezzo di vita, un desiderio, un traguardo raggiunto, una scelta fatta o un progetto importante. Per festeggiare una nascita o per raccontare un amore, un dolore».

E così è nato “Storie a colori”, un progetto di artigianato artistico che prevede la realizzazione di illustrazioni personalizzate su tele o altri supporti, rielaborando con immagini metaforiche un momento saliente della propria vita «per tenerlo a portata di sguardo e di cuore».

Sono soprattutto famiglie, da tutta Italia, quelle che contattano Giulia per condividere la propria storia, a voce o in forma scritta. «Da quando ho iniziato, nel 2017, ho sempre avuto richieste. Tengo a sottolineare che per me non è arte, ma artigianato. Insomma, non ho velleità di dire che sono un’artista, tanto che non ho mai fatto una mostra. Semplicemente, mi piace ascoltare le storie e penso che le persone, un po’ come è successo a me, abbiano bisogno di raccontarle. Quando le storie vengono raccontate prendono dignità, le si riconosce e le si celebra».

E di trame, ricche di emozioni vissute, ce ne sono tantissime.

«Sono spesso ordinarie “battaglie di famiglie”. Mi capita anche di dipingere lutti. Con le tele resta qualcosa che non è il classico santino, ma può racchiudere i dettagli e diventare un modo diverso per stare insieme alla persona che non c’è più. Di recente mi è capitata la storia di una nipotina che ha perso il nonno a cui era legatissima, tanto che trova sempre nuove forme di immaginazione per rimanere in contatto con lui: gli manda le bolle di sapone, studia le forme delle nuvole. La madre mi ha chiesto una tela perché la bambina possa mantenere questo legame in modo giocoso».

Ma capitano anche anniversari, celebrazioni di momenti o regali. «Il colore è proprio tanto. Ce n’è abbastanza per tutti, per le storie mie e di altri, siano frammenti o vite intere, desideri o vette scalate». (Pagina facebook “Storie a colori” , sito www.dovenasconolestorie.it). —




 

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