Un piccolo mondo antico unito dalla pesca

«Abbiamo affinato le tecniche della pesca d’altura, migliorandola e sviluppandola». Lo afferma uno degli istriani-gradesi, Giovanni (Gianni) Malusà. Ecco, Grado deve probabilmente ringraziare gli...

«Abbiamo affinato le tecniche della pesca d’altura, migliorandola e sviluppandola». Lo afferma uno degli istriani-gradesi, Giovanni (Gianni) Malusà. Ecco, Grado deve probabilmente ringraziare gli istriani che, come afferma qualcuno, hanno il merito di aver addirittura insegnato la pesca d’altura ai gradesi, sino ad allora dediti unicamente alla pesca in laguna o sotto costa. Tant’è che per tanti anni i pescherecci più grandi erano proprio quelli degli istriani.

Tullio Svettini, ispiratore di queste note, ricorda a tal proposito anche altre persone come Giorgio Bernardis, il marittimo Danilo Grandi ma soprattutto Rismondo, detto Marincola, che assieme a Beneto Scaramuzza si dedicava proprio alla pesca in alto mare. Tutti questi, ovviamente assieme agli altri istriani e asssieme ai pescatori gradesi non potevano non fare tappa al bar-osteria di Mimi (Domenico) Sponza, vicino al mercato del pesce. Mimi Sponza era persona molto conosciuta, non solo per le disavventure che la sua famiglia aveva vissuto a Rovigno, tanto da dover scappare lasciando tutti gli averi, ma per la capacità che ha avuto nell’inventarsi il lavoro, creando tra l’altro una società di recuperi subacquei. E’ suo il merito, assieme al socio Zuberti, del recupero (nel 1962) del sommergibile austriaco U 20, costruito nei cantieri di Pola nel 1916, partito da Trieste il 3 luglio 1918 e poco dopo affondato dal sommergibile italiano F12. A bordo vennero trovati i resti di dieci marinai, prima tumulati a Redipuglia e poi consegnati alle autorità austriache. (an.bo.)

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