Un portuale dietro lo spaccio di droga
Il contatto dei trafficanti a Trieste era un insospettabile portuale. Si chiama Gaetano Minenna, 44 anni. Era lui, secondo il pm Massimo De Bortoli, magistrato titolare delle indagini, a rivendere al dettaglio, soprattutto nella zona del porto, la droga. Hashish che era addirittura griffato. Il logo apposto sui panetti - provenienti da un magazzino in provincia di Bergamo - era simile a quello di “Dolce e Gabbana” e la scritta in calce riportava quella della maison, però con una “b” in meno. Insomma, un piccolo e probabilmente involontario errore. Perché chi in Marocco produceva quell’hashish non conosce molto bene la lingua italiana.
Le indagini dei carabinieri sono partite proprio da quel logo “taroccato” per così dire. E in breve sono arrivate fino a Bergamo, dove i militari del reparto operativo di via dell’Istria hanno messo le manette ai polsi degli altri tre trafficanti, quelli che spedivano e portavano l’hashish a Trieste. Non poca roba: decine e decine di chili per volta. Si tratta dei fratelli Saad e Mustapha El Hadi di 39 e 53 anni e di El Baji Addelali, 45 anni. Compariranno in aula il prossimo 15 giugno. Così ha disposto il gip Guido Patriarchi che ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio del pm De Bortoli. I difensori sono gli avvocati Mariapia Maier, Paolo Codiglia, Giovanni Di Lullo e Livio Viola.
La data è quella del 29 luglio del 2016. Quel giorno i carabinieri che tenevano già sotto controllo Minenna sono riusciti a intercettare El Baji Abdelali, ritenuto il baricentro della banda. Durante la perquisizione hanno trovato due chili di hashish “griffato”. Poi la perquisizione è stata estesa alla sua abitazione a Sistiana. Dove in breve sono stati trovati altri 14 chili di hashish suddivisi in panetti e ovuli. Ma c’era anche un chilo e mezzo di cocaina. Dopo il suo arresto gli investigatori hanno ricostruito tanto i ruoli di tutti gli indagati, quanto i diversi episodi di acquisto della droga. È risultato che l’hashish sequestrato al marocchino nella casa di Sistiana era il frutto di due diversi approvvigionamenti: la droga arrivava a Trieste dalla provincia di Bergamo. Era stata fornita da due connazionali dello stesso El Baji, i fratelli El Hadi. Che appunto gli avevano garantito nel tempo costanti rifornimenti (di circa 10 kg per volta) che affidavano in “conto-vendita”, assicurando anche il trasporto fino a Trieste. Del gruppo faceva poi parte anche Gaetano Minenna. È risultato essere il braccio destro di El Baji per lo spaccio in città, che gestiva sia avvalendosi di collaboratori, sia sfruttando la propria attività lavorativa per distribuire direttamente lo stupefacente all’interno dell’area portuale. (c.b.)
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