Un primo spiraglio a Portorosega Midolini “apre” alla Alto Adriatico

Giulio Garau
Qualche sprazzo di sereno nel Porto di Monfalcone dopo la riunione di inizio settimana che si è chiusa con un nulla di fatto e apparentemente con le “porte chiuse” da parte delle imprese portuali ai lavoratori dell’articolo 17 (Alto Adriatico) e all’Autorità di sistema sulla proposta di ampliare un poco l’utilizzo della manodopera “in prestito” di solito legata ai picchi di lavoro per non lasciare con paghe da fame una buona parte dei 55 portuali.
La crisi legata alla pandemia si fa sentire forte a Portorosega dove il calo del traffico segna oltre il –30%, non se ne parla del trasporto delle automobili che ora risente del blocco mondiale degli ordini con l’automotive fermi. In questo contesto però una delle imprese, la Midolini, al termine della riunione che rischiava di chiudersi in un clima pesante, si è fatta avanti con alcune aperture importanti. In particolare per quanto riguarda l’utilizzo del personale del vicino Porto Nogaro ci sarebbe la possibilità di utilizzare ora la manodopera dello scalo di Monfalcone e in particolare, ecco il nodo, alcuni specializzati tecnici in grado di utilizzare le gru. C’è stato un incontro tra i vertici della Midolini e la Alto Adriatico, si sta lavorando a un percorso di formazione per quattro lavoratori giovani in grado di assicurare la qualità tecnica richiesta dalla stessa Midolini.
Dopo l’incontro con la Alto Adriatico l’amministratore delegato della Midolini, Giacomo Pittini ha informato lo stesso sindacato, in particolare il segretario della Filt-Cgil. «Ci siamo parlati finalmente – conferma Saša Čulev - un colloquio di un’ora in cui ci siamo chiariti. Ho spiegato che non era possibile continuare in queste condizioni in porto con i lavoratori alle prese con la crisi, mi è stato assicurato che non verrà più utilizzato il personale di San Giorgio e ci sono altre aperture. Ho anche anticipato che l’obiettivo è raggiungere un protocollo di intesa con tutte le imprese in porto per dare regole comuni, utilizzare squadre adeguate, una serena gestione del personale e soprattutto la collaborazione tra le imprese dello scalo. Un protocollo che voglio che sia firmato da tutti e soprattutto rispettato».
Il tono di Čulev è più sereno, seppur con fatica il sindacato si sta confrontando e parla con tutte le imprese del porto, pure la protesta locale annunciata per il 17 luglio è stata annullata.
Uno spiraglio di sereno che certamente aiuterà nel rodaggio la nuova gestione dell’Autorità di sistema che entro la fine del 2020 vuole ottenere dalle imprese i “piani operativi industriali”. E in prima fila, lo ha confermato la stessa azienda, vuole esserci la Midolini che sta preparando il suo piano di impresa per lo scalo monfalconese.
Una realtà, la Midolini, con sede legale a Udine, che in regione dà lavoro a oltre 170 persone dirette e che spazia dal settore autogrù alla portualità, negli scali di Monfalcone e Porto Nogaro, fino alla logistica. E per quanto riguarda le operazioni portuali gestisce prevalentemente traffici di materiale siderurgico. Nel 2019 si sono raggiunte le 650 mila tonnellate con una quota dei traffici globali del porto di Monfalcone che variano tra il 18 e il 20%. Traffici che hanno richiesto l’utilizzo in diversi casi della stessa manodopera dell’articolo 17 dell’Alto Adriatico. Ma che la Midolini ha utilizzato con “i piedi per terra” misurando le necessità a seconda dei volumi di traffico e delle tipologie di merce. Un nodo rilevante che incerti casi, se si trattava di carichi speciali, ha spiegato la stessa Midolini, necessitavano di personale “proprio” altamente specializzato in alcune movimentazioni con utilizzo delle gru proprie che hanno un certo valore. Ecco dunque la necessità di far arrivare anche personale da San Giorgio già tecnicamente “istruito”. Adesso si proverà il percorso della formazione di quattro nuove figure locali, un’apertura concreta, la prima per ora tra le aziende del porto, alle necessità di maggior lavoro della Alto Adriatico. —
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