Un sostegno multilingue per tutelare i diritti dei migranti non etero

Essere migranti e non eterosessuali significa far parte di uno dei gruppi più vulnerabili in assoluto della nostra società. Attualmente in 75 paesi dell’Onu l’omosessualità è considerata illegale ed è prevista la pena di morte in 12 di essi. I migranti che arrivano in Italia per sfuggire alle persecuzioni dovute al loro orientamento, spesso non risolvono i loro problemi una volta arrivati in Italia. Qui infatti il calvario prosegue a causa dell’omofobia che ritrovano anche tra gli stessi connazionali espatriati. Per questo motivo l’Ics ha pubblicato il libretto informativo per la comunità migrante Lgbtqia, che è stato presentato ieri sera all’Hangar Teatri. L’opuscolo è stato scritto in una dozzina di lingue diverse e contiene i fondamentali in merito alle persone Lgbtqia e ai loro diritti, in particolare quelli legati alla domanda dello status di rifugiato.
Domenico Pierro, operatore sociale dell’Ics, ha così raccontato il processo di scrittura del libretto: «Siamo partiti dal costituire un piccolo gruppo di riflessione per avviare un pensiero, perché un conto è pensare da occidentale per occidentali, un altro in un contesto abitato e frequentato da persone che non sono europee. Abbiamo individuato delle persone su base volontaria, le abbiamo messe assieme e all'inizio si pensava a un semplice volantino per assicurarsi che tutti in accoglienza lo potessero recepire. Successivamente abbiamo pensato a un libretto con la traduzione per tutte le lingue».
Un processo di traduzione che si è scontrato con le lacune linguistiche di alcuni paesi asiatici, dove non esistono termini per designare in senso non dispregiativo gli orientamenti diversi dall’eterosessualità. «Le traduzioni sono poco diffuse perché la maggior parte delle volte si pensa a sopperire a questa mancanza in inglese, dando per scontato che tutti gli stranieri lo conoscano», ha spiegato Allan Amini, Mediatrice culturale dell’Ics. Grazie a questi percorsi di auto-consapevolezza, poi, nel 2018 una ventina di persone si sono rivolte agli uffici dell’Arcigay Arcobaleno Trieste-Gorizia, che ha organizzato momenti di confronto sociali sul tema. Anche se, come ha spiegato Giulio Perossa, Responsabile Migranti per Arcigay Arcobaleno Trieste Gorizia, le criticità sono davvero difficili da superare perché spesso chi soffre non riesce a rivelare e condividere il proprio orientamento sessuale ai connazionali. «Speriamo che in futuro sia possibile crescere in questa prospettiva», ha commentato Perossa.
«Oltre alla dimensione individuale di protezione e tutela, in realtà di questo tema bisogna parlare all'interno delle comunità d'accoglienza e tra Ics e città», ha dichiarato in conclusione Gianfranco Schiavone, Presidente di Ics. «Siamo appena agli inizi e questo libretto sintetico è un primo passo – ha proseguito Schiavone -. Il prossimo sarà capire come avere un confronto più diretto nella struttura di accoglienza per approfondire la questione del rispetto alle persone Lgbt in modo da far crescere dei cittadini consapevoli». «Su 1200 persone accolte – ha concluso -, ci sono molte persone Lgbt a cui dobbiamo dare una risposta in termini di diritti e inclusione sociale». —
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