Un tuffo e il bacio alla croce perché in Grecia torni la luce

Un’Epifania calda e assolata quella di ieri, durante la quale la comunità ellenica triestina ha celebrato il battesimo di Gesù nel Giordano svolgendo il tradizionale e suggestivo ufficio della benedizione delle acque dell’Adriatico con la processione dei seguaci verso il mare, il lancio della croce dal molo Audace e il tuffo dei fedeli più coraggiosi per riportarla a riva.
Giacomo Klein, vent’anni, protagonista del bagno nell’acqua gelida di gennaio, era infreddolito ma sereno: «Mi hanno raccontato di tuffi nel corso di giornate estremamente rigide, io sono stato fortunato con questo sole».
La tradizione greca pone l’Epifania al secondo posto in scala di importanza, seguente solo alla Pasqua: il rito vuole che una croce di legno, immersa nell’acqua santa in chiesa nel corso della messa, venga poi lanciata in mare - ugualmente in un fiume o un lago - a benedizione delle acque libere, ossia di tutto il creato.
I fedeli più coraggiosi partecipano tuffandosi a recuperare la croce, così da garantirsi una benedizione personale, mentre gli altri si affrettano a baciarla una volta riportata a riva.
Dalla chiesa di san Nicolò di riva 3 Novembre hanno preso le mosse in tantissimi con in testa l’archimandrita Cornelio, un picchetto di marinai e accompagnati dalle musiche tradizionali greche suonate dalla banda. Giunti all’estremità del molo, preghiere e canti hanno aperto l’ufficio: al lancio dell’archimandrita il giovanissimo fedele ha fatto seguire l’atteso tuffo, è risalito con la croce tra le mani e ha ottenuto il bacio benaugurante.
«Sono battezzato secondo il rito greco da appena qualche mese - racconta Giacomo - perché mi sono avvicinato a questo credo alcuni anni fa grazie alla mia compagna, di origine greca, e da quando mi sono trasferito a Trieste per studiare faccio parte della comunità cittadina. Amo quel paese in difficoltà che è la Grecia, amo la comunità greco-ortodossa e desideravo compiere un gesto importante come quello di oggi».
In seguito il molo, gremito di fedeli e curiosi, si è piano piano vuotato. La cerimonia è proseguita in chiesa con la raccolta dell’acqua benedetta - c’era chi la beveva e chi la portava a casa in una bottiglietta, per santificare il focolare - e l’eucaristia.
Successivamente i fedeli si sono raccolti nella sala della comunità per condividere il pranzo, cucinato dalle loro donne, e continuare insieme i festeggiamenti. «Il 6 gennaio celebriamo il battesimo di Cristo e la manifestazione dello Spirito Santo: si tratta dunque della festa dell’illuminazione del mondo, il momento di rinascita e di ritorno alla luce dopo essersi lasciati alle spalle i giorni bui dell’anno», spiega Antonio Sofianopulo, ex presidente della comunità greco orientale triestina.
«Quest’anno - prosegue Sofianopulo - il significato di superamento del buio appare contingente rispetto alla situazione di crisi economica e sociale della Grecia. L’augurio è che si possa superarla al più presto e nel migliore dei modi».
Vanessa Maggi
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