«Un ultimo concerto prima di morire»

Doveva scegliere tra una batteria e un cappotto e non ebbe dubbi. Per l’allora sedicenne Gigi Lo Re fu amore a prima vista: al padre disse senza la minima esitazione che voleva la batteria. Erano i primi giorni di dicembre del 1956 e da allora sono passati quasi sessant’anni. Oggi il settantaseienne popolare musicista goriziano non smette di sognare, il suo desiderio è festeggiare le nozze di diamante con il suo strumento e di poterlo fare in quel Teatro Verdi che rappresenta il cuore della cultura cittadina. Il suo è l’ennesimo accorato appello all’amministrazione comunale: «Gorizia mi farebbe un grande regalo. Poi smetto veramente. La batteria mi ha dato tutta la mia vita, nelle gioie e nei dolori, che sono tantissimi. Prima di morire vorrei esaudire il mio sogno: un concerto dedicato a tutti i goriziani che mi hanno sempre seguito». Quello del concerto d’addio è stato per anni una sorta di tormentone cittadino. Lo scorso anno sembrava che Lo Re ci avesse ormai messo una pietra sopra. Alla vigilia del 21 giugno, giorno del suo compleanno, aveva scritto al Piccolo una lettera aperta: «Quando suonavo senza risparmiarmi per beneficenza tutti a dirmi bravo e darmi pacche sulle spalle. Ora che volevo coronare il mio sogno di concludere in bellezza la mia carriera di batterista si sono dimenticati di me. Sindaco compreso. E allora annuncio a tutti che Gigi Lo Re non farà alcun concerto d'addio. Certo, mi aspettavo qualcosa di meglio».
Il suo nome è legato a doppio filo al gruppo beat “Le Tigri”. Ne era il leader e la formazione originale del 1962, oltre a lui, contava Tiziano Bainat, Rudi Blanzan, Silvano Gratton, Franco Ramot e Silvano Sulini. Più tardi i nomi cambiarono: via via arrivarono Angelo Konjedic, Speedy Gregori, Edo Scozzai e Mario Grusovin. Ma dietro a cassa e rullanti rimase sempre lui. La prima volta che Lo Re si sedette alla batteria fu nel giorno dell’Immacolata di quel lontano 1956. Ci mise poco a prendere confidenza con lo strumento, così, una manciata di settimane dopo suonò al veglione della Safog. «Mi diedero 250 lire che usai per migliorare la mia tecnica”, ricorda oggi con malinconia. Fu l’inizio di una lunga stagione musicale. Le Tigri suonarono al Piper di Roma negli anni in cui il locale era frequentato da Patty Pravo e Renato Zero e, a Milano, parteciparono alla "Sei giorni musicali". Nel 1965 le loro note vennero scelte per la colonna sonora del film di Luchino Visconti "Vaghe stelle dell'Orsa" e la pellicola, interpretata da Claudia Cardinale, vinse il Leone d'oro alla ventiseiesima Mostra internazionale del cinema di Venezia.
Tra le imprese che Gigi Lo Re ricorda con più piacere c’è quella dell’estate 1979: «Rimasi alla batteria per 139 ore». Sei in più rispetto alle 133 ore certificate al portoghese Carlos Santos dal Guinness World Record. Per ora l’ultimo assolo pubblico della Tigre è andato in scena il mese scorso alla Locanda Goriziana, ma al “batterista che sfidò i Beatles” la location sta stretta e il pensiero rimane rivolto al Teatro Verdi.
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