Una comunità bengalese di giovani

Sono quasi 2mila, un quarto sotto i 10 anni in un contesto che continua a invecchiare
Bonaventura Monfalcone-07.03.2017 Popolazione-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-07.03.2017 Popolazione-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Se la popolazione complessiva diminuisce, la porzione di quella che ha origine in un Paese straniero rimane stabile (5.817 componenti contro 5.776) e, quindi, la sua incidenza aumenta ancora, sfiorando ormai il 21% del totale degli abitanti.

Monfalcone si conferma, inoltre, uno dei principali centri dell’immigrazione bengalese in Italia. La più consistente comunità straniera è sempre quella con radici nel Paese asiatico con circa 2mila componenti (per l'esattezza 1.965, pari al 7,02% della popolazione totale, contro i 1.945 del 2015). È una comunità quella bengalese che inoltre rimane giovanissima. In buona parte fra l’altro nati nell’ospedale di San Polo da genitori stranieri e quindi senza cittadinanza italiana, i bambini tra gli zero e il nono anno d’età sono 521. Si tratta del 26,51% del totale dei cittadini con radici nel Paese asiatico contro l’8,83% della stessa fascia d’età vista sul totale della popolazione monfalconese. La comunità è, in ogni caso, giovane, perché altri 395 componenti si collocano nella fascia 20-29 anni, 567 tra i 30 e i 39, 249 in quella tra i 40 e i 49, mentre solo 50 bengalesi (di cui 15 donne) hanno tra i 50 e i 59 anni.

Presente in città da quasi venti anni, la comunità ormai si è strutturata, creando i propri punti di riferimento, soprattutto in ambito religioso (i due centri di cultura islamica del centro). Da alcuni mesi, in sostanza a partire dal periodo elettorale di ottobre, la comunità ha però assunto e sta mantenendo un profilo molto basso, ben diverso dall’attivismo degli ultimi due-tre anni.

Monfalcone continua comunque ad attrarre anche cittadini romeni, la cui comunità ora conta 1.109 componenti contro i 1.000 tondi del 2015 per un nuovo incremento di quasi l’11% sull'anno prima. La comunità romena, come quella bengalese, ormai ha messo radici in città. Lo confermano non solo le attività commerciali aperte, ma anche la presenza della chiesa ortodossa di San profeta Zaccaria in via 9 Giugno, in una sede autonoma, dopo essere stata accolta dalla parrocchia di Sant’Ambrogio all’oratorio San Michele.

La comunità è inoltre divisa quasi equamente tra maschi e femmine (601 e 508 rispettivamente) a differenza, ad esempio, di quella croata, dove i maschi sono 377 e 85 le donne (per un totale di 462 componenti, in leggero aumento sull’anno precedente). Per contro bulgare, moldave, ucraine, polacche sono decisamente di più degli uomini originari degli stessi Paesi a conferma di come a Monfalcone siano arrivate per fare le badanti di una popolazione che, per quanto riguarda gli italiani, continua a diventare sempre più vecchia.

In città gli ex jugoslavi rimangono una realtà consistente, che conta 1.386 cittadini complessivamente, suddivisi tra croati, bosniaci, macedoni, serbi, kosovari, sloveni e montenegrini.

I cinesi crescono di poche unità, passando da 159 a 165, ma mantenendo o ampliando la propria presenza nel commercio e nell’artigianato. Le nazionalità presenti in città sono comunque 84, confermando la complessità e l'unicità, nel panorama regionale, della situazione di Monfalcone, dove la richiesta di alloggi in locazione a prezzi accessibili e non rimane alta a causa del costante arrivo di persone da Paesi esteri e anche da altre regioni italiane.

La consistenza della presenza di bambini con origini straniere nelle scuole monfalconesi rimane inoltre altrettanto rilevante, soprattutto in alcune realtà, anche se il tentativo di andare a un riequilibrio delle diverse situazioni non può muoversi dai semplici criteri ministeriali, perché in città e quindi nelle classi ci sono bambini di origine straniera nati in Italia che parlano male l'italiano e bambini nati all'estero che se la cavano molto meglio. Al di là degli arrivi e partenze in corso d’anno scolastico. (la. bl.)

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