Una lezione contro le mafie dal capannone di Mossa pieno di rifiuti pericolosi

Matteo Femia

Matteo Femia / Mossa

Il sequestro del capannone di Mossa dove erano stipati rifiuti pericolosi, ma anche il lavoro di monitoraggio di un gruppo di cittadini di Gorizia e Legambiente sugli odori provenienti probabilmente da oltreconfine e l’idea di Libera nata nel corso di un convegno organizzato dal Siulp in città alla presenza del giudice Falcone e di don Ciotti. Sono stati tanti gli argomenti affrontati ieri nel corso del convegno “Mafia e criminalità nell’Isontino” organizzato da Libera assieme a diverse associazioni. A parlare era un parterre qualificato: la giornalista Luana De Francisco, il procuratore della Repubblica di Trieste Antonio De Nicolo, la referente Ceag Fvg di Legambiente Daniela Moreale ed il segretario regionale del sindacato di polizia Siulp Roberto Declich.

De Francisco ha sottolineato come «nel Nordest l’immagine del mafioso non è più quella di un tempo, con coppola e lupara e morti nelle strade»: «Adesso ha il colletto bianco e condiziona l’economia. Sul territorio la criminalità organizzata arriva non con la forza ma coi soldi». Tra i problemi principali con cui la magistratura deve fare i conti sul nostro territorio ci sono anche quelli legati all’ambiente. La stessa De Francisco ha citato un caso locale recente: «La Dda di Trieste – ha detto – nel 2020 ha sequestrato a Mossa un capannone dove erano stati stipati rifiuti pericolosi». A solleticare l’appetito delle mafie, ha sottolineato De Nicolo, è il porto di Trieste: «La nostra preoccupazione maggiore – ha spiegato – riguarda i tanti soldi europei che arriveranno coi fondi post-Covid. Questo susciterà indubbiamente l’interesse della criminalità organizzata anche perché Trieste è sempre più un crocevia portuale fondamentale per il Continente: tanti investimenti sono stati spostati qui da Amburgo per motivi di risparmio di tempistiche per le merci provenienti da sud».

Poi c’è il capitolo appalti e subappalti («Dovremo tenere ben aperti gli occhi») e quello della crisi del piccolo commercio («A Trieste – ha sottolineato ancora De Nicolo – a volte un imprenditore in crisi viene avvicinato da un investitore cinese che gli compra il negozio in contanti. Ma spesso quei soldi sono frutto di attività illecite, e quell’acquisto serve solo per riciclare quel denaro»). Moreale ha snocciolato invece alcuni dati: «In tutta Italia nel 2019 sono stati accertati 34.668 reati ambientali, di cui 544 nel solo Friuli Venezia Giulia, dove queste attività illecite sono aumentate del 35,4% rispetto al 2018: c’è di che preoccuparsi, anche perché ben 203 sequestri hanno riguardato eco-reati. Legambiente monitora costantemente il territorio assieme ai cittadini, come sta facendo a Gorizia per alcuni odori provenienti probabilmente da oltreconfine. È consistente inoltre la quota di reati subiti dagli animali, da affezione e non».

Infine, Declich ha ricordato come «l’idea di fondare Libera sia nata da un convegno svolto nei primissimi anni ’90 a Gorizia dal Siulp a cui parteciparono il giudice Falcone e don Ciotti. Le mafie nei nostri territori? Un uomo dei Casalesi a domanda specifica durante un processo ha risposto che investono nel Nordest perché “lì sono disonesti più che da noi”». Un concetto, quello dell’onestà nei piccoli gesti quotidiani, che è stato ribadito come fondamentale da tutti i relatori del convegno, anticipato dalla nomina come referente provinciale di Libera di Francesca Giglione al posto di Max Bressan. —

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