Una mascherina cinese su due non protegge: ecco l’elenco dei dodici lotti su cui indaga la procura di Gorizia

GORIZIA. Una mascherina su due di quelle Fpp2 e Fpp3 importante dalla Cina dalla struttura commissariale di Domenico Arcuri non filtra a sufficienza. Motivo per cui le direzioni generali regionali stanno inviando circolari urgenti nella quali si legge che “a seguito di comunicazione pervenuta dalla Guardia di Finanza di Gorizia relativa al sequestro di Dpi risultati non conformi alle normative si dispone il blocco immediato dell'utilizzo e il richiamo delle mascherine indicate”.
I sequestri
Il 31 marzo scorsi, i finanzieri rintracciarono e bloccarono 60 milioni di pezzi nei depositi della Struttura commissariale, ma il problema vero riguarda le mascherine già distribuite e in circolazione. Circa 190 milioni di pezzi. Nel complesso si tratta di 250 milioni di mascherine, la metà di quelle acquistate da Arcuri. L’efficacia dei dispositivi cinesi è stata esaminata da due laboratori italiani: diversi campioni dei lotti incriminati hanno dimostrato di avere capacità filtranti “anche dieci volte inferiori” agli standard.
Una denuncia che ha portato una pioggia di sequestri in tutta Italia. In Puglia, l'intersindacale medici sollecita “con la massima urgenza il blocco immediato dell'utilizzo ed il richiamo dei dispositivi di protezione individuale (Dpi) risultati non conformi alle normative vigenti presenti e distribuiti agli operatori sanitari impiegati su tutto il territorio regionale”. In Regione sono già 4,5 milioni le mascherine da riconsegnare, ma il numero è destinato a crescere.
I dodici lotti sotto inchiesta
Segue l'elenco dei lotti, così come appare nel decreto di sequestro dei pm di Gorizia: facciale Scyfkz N95, facciale Unech KN95, facciale Anhui Zhongnan, facciale Jy-Junyue, facciale Wenzhou Xilian, facciale Zhongkang, facciale Wenzhou Husai, mascherine filtranti Wenzin della Tongcheng Wenzin, mascherine Bi Wei Kang della Yiwu Biweikang, facciale Simfo KN95-Zhyi-Surgika (quest'ultima con sede nell'Aretino), facciale Wenzhou Leikang, facciale Xinnouzi della Haining Nuozi Medical Equipement. Il 31 marzo i finanzieri rintracciano e bloccano 60 milioni di pezzi in giacenza nei depositi della Struttura commissariale sparsi sul territorio nazionale. Il problema, però, sono le mascherine già distribuite e tuttora in circolazione. Centonovanta milioni di pezzi. Impossibile stabilire quante siano già state utilizzate. In tutto, comprese quelle sequestrate, sono 250 milioni. Una cifra spaventosa, perché corrisponde alla metà degli acquisti conclusi da Arcuri sul mercato estero: abbiamo importato 300 milioni di Ffp2 e 231 milioni di FFp3, quasi tutte dalla Cina. Poi, dal luglio 2020, gli acquisti esteri sono stati azzerati.
Le richieste delle Asl
A febbraio di quest'anno i presidi sanitari di Gorizia e Monfalcone hanno mandato due esposti al procuratore capo Massimo Lia, magistrato serio e cauto. Nelle denunce i sanitari scrivono che i Dpi forniti dalle loro Asl sono taroccati. Non aderiscono bene al volto. Al tatto, risultano di materiale scadente. I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e della Compagnia di Gorizia vanno a prelevare gli scatoloni, ne annotano i lotti di provenienza, li fanno analizzare da due laboratori. "In alcuni casi la capacità filtrante (95 per cento per le Ffp2, 99 per cento per le Ffp3, ndr) è risultata inferiore di dieci volte rispetto a quanto dichiarato". Scattano i sequestri. Viene acquisita documentazione presso Invitalia, la sede dell'ex commissario. Una parte consistente dei Dpi ha il marchio CE2163 del laboratorio turco UniversalCert, già al centro - come raccontato da Repubblica - di dubbi e polemiche.
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