Una nuova sede per l’alcologia

La palazzina di via Ralli ospiterà le Dipendenze da sostanze legali con 15 posti letto
Foto BRUNI 22.12.2017 Nuova sede delle Dipendenza all'Ex OPP--Maria Grazia Cogliati
Foto BRUNI 22.12.2017 Nuova sede delle Dipendenza all'Ex OPP--Maria Grazia Cogliati
Sempre nella stessa cornice, quella del parco di San Giovanni, ma in una nuova sede. La struttura complessa per le Dipendenze comportamentali e da sostanze legali da ieri ha un nuovo indirizzo: via Paolo De Ralli, 5. Per ospitare “in struttura”, come la definiscono gli utenti, le diverse persone dipendenti dall’alcol e altro, sono stati rimessi a nuovo dopo tanto tempo tutti gli interni di una palazzina di tre piani abbandonata da molti anni. Costo dei lavori: poco più di 500mila euro. Un edificio che un tempo era la Clinica psichiatrica universitaria, dove si sono formati i maggiori professionisti che ieri hanno partecipato all’inaugurazione. A tagliare il nastro il direttore generale dell’AsuiTs, Adriano Marcolongo, la direttrice del dipartimento delle Dipendenze, Roberta Balestra, il responsabile della struttura complessa, Rosanna Ciarfeo Purich, e il consigliere regionale Franco Rotelli.


Il servizio, nato nel 1981, oggi prevede un ventaglio più ampio di percorsi terapeutici rivolti agli alcolisti e trattamenti per soggetti con problematiche di tabagismo e di gioco d’azzardo patologico. Al lavoro ci sono 26 operatori di AsuiTs, affiancati da tre appartenenti al mondo della cooperazione sociale e cinque dell’associazione di volontariato Astra. Dal 1982 il servizio di alcologia è progressivamente cambiato: da un’attività di tipo prevalentemente comunitario, negli anni successivi l’offerta si è arricchita di programmi di tipo territoriale, ambulatoriale, di attività di progetto. Numerosi sono oggi i percorsi di continuità assistenziale correlate al consumo anche di fumo e tabacco e al gioco d’azzardo patologico.


Tra i 15 posti letto a disposizione per gli utenti dipendenti da alcol, oggi c’è pure Martino Garesio, poco più di 60 anni. È rinato dopo due mesi di terapia all’interno della struttura, dove è entrato per la seconda volta. La prima è stata nel 2013, «ma - spiega - non avevo capito che volevo uscirne veramente oppure non volevo capire». Il suo problema era che beveva sì normalmente, anche perché riusciva a lavorare, però con costanza. In quel periodo è stato ricoverato per tre mesi e altri tre li ha trascorsi in day hospital. Invece quest’anno è diverso, «grazie al lavoro con gli psicologi, ho scavato nel mio profondo, sono riuscito a tirare fuori un macigno che mi portavo dall’infanzia e l’ho detto anche agli altri del gruppo». Una confessione interiore che oggi «mi fa sentire benissimo, penso che dopo l’Epifania uscirò».


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