Una petizione on line per lo stop definitivo alle trivelle in Adriatico

POLA. La CASA, acronimo di Clean Adriatic Sea Alliance ha lanciato una petizione on line per il divieto totale e definitivo delle esplorazioni e delle trivellazioni dei giacimenti di idrocarburi nell'Adriatico. In precedenza aveva influito sulla decisione del governo di Zagabria di rinviare la firma dei contratti per le concessioni, rinvio che comunque qualcuno giustamente o erroneamente interpreta come dietro front nell'ambizioso progetto. Nel testo della petizione «si invitano i Paesi della regione adriatica e cioè Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro ed Albania a collegarsi reciprocamente e a introdurre il divieto permamente delle esplorazioni e sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio nel bacino Adriatico che è un mare chiuso».
Per il momento la petizione ha incontrato l'appoggio di una quindicina tra organizzazioni e imprese e si può firmare digitando www.cleanadriatic.org. Gli attivisti della CASA affermano che il divieto di estrarre combustibili fossili in sintonia con l'approvazione del piano per il passaggio accelerato alle fonti energetiche rinnovabili, rappresenta un passo determinante per il rallentamento dei cambiamenti climatici e il degrado ambientale dell' Adriatico. Inoltre dai governi dei Paesi adriatici si chiedono precise garanzie sulla tutela delle risorse naturali e sull'impiego più intenso delle fonti energetiche rinnovabili in questa parte d'Europa. Ricordiamo che l'alleanza è stata fondata alcuni anni fa, subito dopo che il governo del premier Zoran Milanovi„ aveva annunciato le ricerche degli idrocarburi nell'Adriatico ai fini dello sfruttamento. La sua campagna contro le trivellazioni aveva subito fatto grande presa sull'opinione pubblica internazionale.
Come scrive il Glas Istre, la Croazia sembrerebbe aver rinunciato al progetto, fatto sta che diversi potenziali concessionari si sono ritirati per cui la CASA sta concentrando i suoi sforzi sul Montenegro che è ancora interessato allo sfruttamento dei giacimenti all'interno delle sue acque territoriali. Qualora la petizione dovesse fare centro, dice ancora il Glas Istre, a subire i danni maggiori sarà l'Italia che nel suo mare ha numerose piattaforme di petrolio e gas.
(p.r.)
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