UNA REGIONE AL BIVIO

Una conferma, una stranezza, e alcuni problemi. È uscito il rapporto della Banca d'Italia sull'economia regionale per il 2006. Di fatto siamo già quasi sommersi dai consuntivi per il 2006 prodotti da vari enti e istituti di ricerca, e le cifre talvolta non coincidono perfettamente, ma qualche conclusione incrociata si può tentare. L'andamento dell'economia regionale è positivo, soprattutto nel comparto industriale, mentre le costruzioni hanno segnato una lieve flessione. Il livello di utilizzo degli impianti è salito a livelli ragionevoli, e le vendite hanno sopravanzato il ritmo dell'aumento della produzione, causando quindi un calo delle scorte. L'attività portuale ha segnato un buon incremento, rilevante soprattutto a Monfalcone, ma buono anche per il porto di Trieste, sia dal lato dei passeggeri che della movimentazione delle merci. Anche l'utilizzo della Cassa integrazione ordinaria, che nel 2005 si era impennato, è caduto drasticamente, a conferma dell'andamento positivo della produzione.


Che le vendite siano cresciute più di quest'ultima potrebbe significare una certa riluttanza delle imprese a seguire il ritmo del ciclo di ripresa economica, forse per scarsa fiducia nella sua tenuta. Riluttanza che sembrerebbe confermata dall'andamento degli ordinativi, in flessione. In generale lo stato di salute delle imprese è migliorato, a giudicare dal rapporto tra attivo e passivo, e la loro redditività. Però contemporaneamente sono cresciute le sofferenze delle imprese presso il sistema bancario, soprattutto a Gorizia e Pordenone. Questo fa pensare che il sistema si stia divaricando tra chi riesce a cogliere l'occasione del rilancio e chi, o per difficoltà di settore, o di impresa, non ci riesce. Inoltre il fatto che la percentuale delle sofferenze aumenti notevolmente in un'area di vecchia industrializzazione potrebbe suggerire cambiamenti di pesi e di influenze ancora da palesare pienamente. La stranezza consiste nel fatto che solo poche righe commentano una tabella sugli investimenti in regione, presentata nell'Appendice, che avrebbe richiesto qualche commento in più. Infatti, a differenza che per il paese, dove si registra una loro crescita in termini reali, anche se contenuta, in regione si è verificata una differenza consistente tra gli investimenti programmati e quelli realizzati.


Questi ultimi sono calati dell'8% per l'industria, ma ben del 27% per i servizi privati non bancari; leggi soprattutto commercio. Si tratta di un dato, sul quale ci si poteva aspettare una riflessione da parte di un'istituzione come la Banca d'Italia. Le questioni infatti sono: si tratta di un rinvio? Si tratta di un abbandono dei progetti? E perché mai? A seconda delle risposte le prospettive per l'economia regionale sarebbero molto diverse, come è facilmente comprensibile. Alcuni problemi: il tipo di occupazione generata e le aspettative delle famiglie. I livelli generali dell'occupazione sono soddisfacenti, sia per le assunzioni, che per il tasso di disoccupazione, in linea con i livelli minimi italiani. Si conferma però, sempre come per altre parti d'Italia, una certa prevalenza dell'occupazione precaria nella creazione di nuovi posti di lavoro. Questo costituisce in prospettiva un tema cruciale.


E' difficile pensare, come si continua a credere, che l'ingresso in carriera lavorativa in forma precaria possa costituire solo una fase temporanea, che si possa accorciare sensibilmente solo con una maggiore decisione nelle politiche occupazionali. Bisognerebbe cominciare a pensare invece che il fenomeno si amplierà e persisterà. Bisognerà quindi accelerare nel disegnare lo spettro delle politiche sociali adeguate per evitare che alla variabilità di queste carriere si accompagni la difficoltà di costruzione di prospettive di vita famigliari. Peraltro, anche le famiglie, in generale, mostrano un certo grado di ansietà, a giudicare dalla variazione dei loro portafogli di titoli, dove i titoli più a rischio sono diminuiti sensibilmente, a favore di impegno più a breve termini e maggiormente liquidi. Non è, né sarà, un compito facile per le autorità di governo regionale consolidare i risultati positivi e guidare la ristrutturazione dell'apparato produttivo, che i dati mostrano essere in corso, su di un sentiero di crescita stabile che restituisca quella fiducia che sola può a sua volta contribuire alla volontà di costruire il nuovo.

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