Una triestina alla guida della Cdp slovena

La manager Lidia Glavina (ex Electrolux) è il nuovo ad di Sdh, la società che controlla i gioielli di Stato: «Luka Koper non si vende»
Il porto di Capodistria
Il porto di Capodistria

TRIESTE. Triestina di madre lubianese e padre capodistriano, una laurea in economia e master all’università di Ashridge, Lidia Glavina è la top manager che guiderà la Slovenian sovereign holding (Sdh), la super- finanziaria che controlla i gioielli di Stato della Slovenia per un valore di circa 12 miliardi.

Capodistria, lo sciopero blocca il porto

Sdh possiede banche, telecom, catene alberghiere: l’equivalente della nostra Cassa Depositi e prestiti (Cdp). Glavina, esperta di fusioni e acquisizioni, ha lavorato vent’anni nel gruppo Electrolux occupandosi del settore freddo fino all’incarico di capo della finanza nella sede di Bruxelles del colosso degli elettrodomestici svedese. Attualmente è direttore esecutivo del gruppo austriaco Imsa Group (macchinari e accessori per la lavorazione del vetro, sede a Klagenfurt) peraltro fondato a Gorizia nel 1978.

La top manager, che si insedierà ufficialmente il 15 luglio con un mandato a termine di sei mesi, prende il posto di Marko Jazbec, che ha dovuto lasciare sull’onda delle tensioni che hanno investito Luka Koper, la società di gestione del porto capodistriano. Già dal luglio dello scorso anno Glavina fa parte del supervisory board della holding finanziaria di Stato: «Sono sempre stata una manager del settore privato. Per me questa nomina è una grande svolta professionale».

Lidia Glavina
Lidia Glavina

L’incarico durerà sei mesi. Sarà un incarico a termine? «Vedremo come si svilupperanno gli eventi. Il mio obiettivo è quello di portare avanti il percorso già avviato nel modo più profittevole e professionale possibile». La missione è quella di valorizzare un cospicuo scrigno di partecipazioni considerato che Sdh ha un ruolo fondamentale nel processo di privatizzazione che la Slovenia ha dovuto avviare in base alle raccomandazioni della Commissione europea. Nella lista di Lubiana, annunciata nel 2013, sono una quindicina le società che lo Stato vuole dismettere.

«Giù le mani dal Porto di Capodistria»
manifestazione contro la privatizzazione del porto di Capodistria (rtvslo.it)

Glavina è considerata il profilo manageriale adatto per gestire questo processo: «Sono partecipazioni che dovranno essere gestite con criteri privatistici. Sono convinta che riusciremo a portare a termine questa missione», dice. Prima fra tutte la privatizzazione della Nova Ljubljanska Banka che sta andando a rilento a causa dell’effetto Brexit che ha investito come un ciclone il sistema bancario europeo: «Faremo le nostre valutazioni sulla base della profittabilità dell’operazione».

Le otto principale banche slovene, due anni dopo la recessione del 2011, sono state ricapitalizzate per circa 3 miliardi: un piano di salvataggio che ha evitato il crack finanziario. Un’altra sfida che attende Glavina è quella della privatizzazione della Telecom slovena, già tentata senza successo circa un anno fa in uno scenario di grande fibrillazione delle Tlc europee dopo lo sbarco della Vivendi di Vincent Bollorè in Telecom Italia. Fra le operazioni in pista di lancio, ma che stanno andando a rilento, c’è anche la dismissione di Paloma, un grosso marchio della carta igienica.

I dipendenti: non privatizzate Luka Koper

La manager della comunità slovena di Trieste dovrà anche sbrogliare la matassa di Luka Koper dopo gli scioperi sindacali che hanno paralizzato in questi giorni il porto di Capodistria: «L’azienda rientra fra gli investimenti strategici che non saranno privatizzati», precisa la top manager triestina.

Glavina è intanto rimasta molto stupita dall’esito della Brexit che in queste ore sta mettendo sotto pressione i mercati: «Credo che resti molto attuale il tema di una riforma delle istituzioni europee. Le conseguenze e il costo di questa scelta sono evidenti».

Sulla base della sua nuova esperienza Glavina sottolinea lo spirito «profondamente europeista» della Slovenia «e credo che resterà così a lungo», nonostante le lacerazioni che stanno mettendo a dura prova la tenuta della unione economica e monetaria.

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