Unabomber, archiviata l’inchiesta su Zornitta
Depositato il decreto del gip di Trieste. L’ex sospettato: «Adesso è finita per davvero»
TRIESTE.
Un timbro e una firma hanno messo la parola fine all’incubo dell’ingegner Elvo Zornitta, per più di tre anni ritenuto dalla procura di Trieste l’autore di decine di attentati attribuiti a Unabomber. Il timbro e la firma sono quelli del gip Enzo Truncellito che ieri mattina ha depositato il decreto di archiviazione dell’inchiesta nata nel 2006 all’ombra della Direzione distrettuale antimafia allora diretta dal procuratore Nicola Maria Pace. La richiesta di archiviazione era stata presentata il 30 dicembre dello scorso anno dal pm Federico Frezza per «mancanza di elementi sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio».
«Adesso è finita per davvero. Stento ancora a crederci. Temevo un colpo di coda. Avevo paura che si verificasse qualcosa che impedisse l'archiviazione. Non mi sembra nemmeno vero», ha dichiarato Zornitta. «Ora - ha aggiunto - è finalmente arrivato il benedetto momento di aprire quella bottiglia che aspettava da mesi in frigo. E pensare che non più di due anni fa c'era qualcuno che diceva che oltre al lamierino c'erano ben altre prove contro di me. Invece si può finalmente scrivere la parola fine a questo incubo, a un calvario devastante. E non so nemmeno chi ringraziare».
L’archiviazione, come unica soluzione, era già stata proposta informalmente più di un anno fa dal pm Pietro Montrone quando era scoppiato il caso del «lamierino» manomesso. Ma all’epoca il procuratore capo Nicola Maria Pace aveva detto «no» a questa soluzione e il magistrato aveva restituito il fascicolo, chiedendo di essere esonerato dal prosieguo dell’indagine.
Allora la Procura aveva interpellato il pm Raffaele Tito, ma anche lui aveva declinato l’invito. Il pm Federico Frezza aveva invece accettato, ma dopo quasi un anno di lavoro svolto in assoluto silenzio, è giunto alla medesima conclusione: sono risultati troppo labili ed evanescenti gli indizi raccolti dal pool di investigatori costruito ad hoc. Con queste carte è risultato impossibile chiedere il rinvio a giudizio dell’ingegner Zornitta.
Nella sua richiesta di archiviazione, accolta dal gip Truncellito, il pm Frezza aveva parlato di più attentatori. Insomma non un solo Unabomber, ma al contrario più bombaroli. Tre, quattro, forse di più. Aveva scritto Frezza: «Ipotizzare un’unica mano dietro alcuni rudimentali tubi-bomba privi di nitroglicerina, abbandonati su una spiaggia o in una vigna e un vasetto di Nutella collocato in un supermercato due anni più tardi, è null’altro che un’opera di intuizione creativa, indimostrata e indimostrabile. Non potrebbe mai bastare a motivare una sentenza di condanna».
L’ingegner Zornitta non ha voluto commentare la vicenda giudiziaria legata all'alterazione del lamierino («C'è un procedimento in corso e va rispettato il Tribunale di Venezia che se ne occupa») nell'ambito del quale i suoi legali hanno chiesto all'indagato e allo Stato un maxi risarcimento da 2,5 milioni di euro. «Soldi - ha sottolineato - che non mi restituiranno mai nemmeno un'unghia di ciò che io e la mia famiglia abbiamo dovuto passare».
Per scusarsi con lui, l'unica cosa che la comunità potrebbe fare, «anche se dubito che accada - ha ammonito l'ingegnere di Azzano Decimo - è darmi la possibilità di rientrare a svolgere un lavoro adeguato alla mia professionalità, ai miei studi, alle mie competenze tecniche e scientifiche. È l'unico desiderio che ho: per il momento - ha riferito - ”lavoricchio”, nel senso che sono grato agli imprenditori che mi hanno dato la possibilità di ripartire dopo che avevo perso il lavoro per essere stato coinvolto nella vicenda giudiziaria. Andrò a cena anche con i miei avvocati, Maurizio Paniz e Paolo Dell'Agnolo, e non parleremo della loro bravura, perchè il risultato dice già tutto, ma della loro umanità. In questi anni sono diventati degli amici, che mi hanno esortato a tenere duro, mi hanno sostenuto e rincuorato nei momenti peggiori».
Lo stesso Paniz nel dicembre 2007 e nell’ottobre del 2008 aveva presentato ai magistrati triestini due istanze di archiviazione. Aveva detto: «L’ingegnere è innocente e la sua innocenza verrà dimostrata ulteriormente nell’udienza. A suo carico gli inquirenti non avevano raccolto erano indizi ma solo sospetti, e in alcuni casi si sono anche trovati di fronte all’assoluta e matematica prova che non era coinvolto. Sapevo della richiesta del pm Federico Frezza e lo voglio ringraziare perché ci ha messo a disposizione fin dallo scorso autunno l’intero carteggio». Ora tutto è finito. Un timbro e una firma hanno cancellato un incubo durato quattro anni.
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