Università, a Trieste più della metà i fuori corso

A Medicina gli studenti più tempestivi, in fondo alla classifica c’è Architettura. Ritardi anche a Lettere e Filosofia
Silvano Trieste 29/03/2011 Universita' di Trieste, i Rettori Peroni e Compagno
Silvano Trieste 29/03/2011 Universita' di Trieste, i Rettori Peroni e Compagno

Da bamboccioni con Prodi a lumaconi con Monti, i governi tengono d’occhio anche gli studenti universitari. La “spending review” ha introdotto adesso per gli atenei un nuovo parametro regolatore delle tasse. In estrema sintesi, il risultato è che dove più ci sono iscritti fuori corso, più mano libera hanno i rettori che volessero aumentare i costi di iscrizione. Un giro di leva che dovrebbe mettere sull’avviso ragazzi e soprattutto famiglie: non sedetevi sui banchi, potrebbe costarvi ancora più caro.

Naturalmente avere tanti “fuori corso” è anche una brutta pagella per atenei e facoltà. L’Università di Trieste è reduce dall’aver incassato ottimi risultati dalle ultime statistiche, quella del “Sole 24 Ore” e quella di “Repubblica”-Censis, che l’ha posizionata al terzo posto in Italia fra quelle di medio/piccola grandezza. E coi ritardatari come siamo? Meno della metà degli iscritti è pienamente in regola col corso di studi, il 43%. Ma è una buona posizione, anche se per esempio Udine raggiunge il 49,4%, e Padova sale al 50,6%.

I dati sono tratti dalle certosine statistiche del consorzio Almalaurea, che poi raccontano anche dell’altro. La facoltà triestina dove gli studenti sono più lepri in assoluto è una delle più complesse, e cioé Medicina e chirurgia. A sorpresa (ma vedremo come il preside neghi l’esattezza del dato) i più ritardatari si trovano ad Architettura, con un non lusinghiero 15,9% di iscritti che procedono a tempo col corso di studi. Non veloci nemmeno gli studenti di Lettere e filosofia, in penultima posizione fra le 12 facoltà, con il 30,3% di allievi in regola. E anche qui le intepretazioni si rivelano più interessanti delle cifre.

Lodevoli invece i risultati di Scienze politiche (al secondo posto con il 56,3%), della Scuola superiore di lingue per traduttori e interpreti (54,5%), e di Farmacia, Economia, Scienze matematiche, fisiche e naturali che oltrepassano comunque il 50% di studenti puntuali.

«Nella sua per così dire “perfidia” - dice il rettore Francesco Peroni - questa norma lancia un messaggio proprio agli studenti, fate attenzione perché potreste voi stessi concorrere all’aumento delle vostre tasse. Noi saremmo anche nella condizione di aumentarle, ma non abbiamo bisogno di queste nuove regole, e non lo faremo: il mio sistema “fiscale” è stato sempre condiviso con gli studenti e da loro votato all’unanimità».

Quanto all’altalena che si registra nei diversi settori sull’essere o meno puntuali con gli esami e la laurea, Peroni legge (oltre al dato complessivo soddisfacente) anche i diversi esiti delle 12 facoltà, comunque ormai destinate a diventare 10 dipartimenti: «I risultati dipendono molto - osserva il rettore - dalla composizione sociale della popolazione studentesca, c’è chi anche lavora mentre studia, c’è chi sente di avere minori o maggiori prospettive di trovare presto un lavoro, e nel caso in cui le speranze fossero meno brillanti tende forse a preservare la propria posizione di studente, come una rassicurante “coperta di Linus”. Ma le cause di celerità e ritardi possono dipendere anche da ragioni interne, per esempio dalle varie articolazioni del piano di studi».

Naturalmente, i nuovi criteri di penalizzazione e premio con cui vengono ormai decisi i finanziamenti statali degli atenei tengono in conto anche le percentuali di studenti fuori corso. «Questo fatto - nota Peroni - ha acceso anche per noi un faro sulla questione, e abbiamo messo più attenzione a favorire la puntualità».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo