Un’università, un coach e un giornale uniti dall’idea di comunità
La laurea honoris causa a Julio Velasco: è forse la prima volta che un giornale è parte attiva nel conferimento di una laurea honoris causa e di questo va ringraziato sinceramente il magnifico rettore Di Lenarda


Quando Fabrizio Brancoli mi ha proposto di sottoporre all’Università di Trieste la richiesta di conferire una laurea honoris causa a Julio Velasco, non ho avuto alcun dubbio che fosse una buona idea.
Il motivo è semplice.Ho visto in questa suggestione un percorso logico perfetto, che lega un ateneo importante, un famoso coach di pallavolo e un giornale storico intorno a una parola, “comunità”. Provo a spiegarmi in estrema sintesi.
La parola università origina proprio dall’idea di comunità, di collettività, di qualche cosa che richiama una adesione compatta. Una comunità dedita a una missione di straordinario fascino, la formazione delle persone, un valore assoluto.
Ma la parola comunità ha un ruolo importante nella carriera di Velasco. E non penso necessariamente alla comunità in riferimento alla squadra. Penso a qualche cosa di più. Perché Julio Velasco ha il merito di aver dato una nuova interpretazione del concetto di comunità applicata al mondo della pallavolo in Italia: ha saputo allargarla, facendoci entrare molte più persone rispetto al numero dei praticanti e degli appassionati più fedeli. Ci è riuscito perché è un vincente, certo: abbiamo ancora viva l’emozione della prima medaglia d’oro della pallavolo italiana ai Giochi olimpici, grazie alle ragazze dominatrici a Parigi, ultima perla di una collana che contiene campionati mondiali, titoli europei e italiani. Ma ci è riuscito soprattutto per il modo in cui ha vinto. Si potrebbero scegliere tanti aggettivi per definirlo, ma quello che calza di più è dire che è il “modo giusto” di vincere.
L’approccio alla competizione, il confronto con gli avversari, la capacità di gestire le atlete e gli atleti, le vittorie e le sconfitte. Se tutte queste componenti funzionano e compongono un quadro armonioso, si percepisce che le vittorie alle quali conducono sono esattamente così, sono “giuste”, e che una squadra vince non soltanto perché è la più forte, ma perché è giusto che vinca, perché ha il miglior corredo di valori, non soltanto la migliore tecnica.
E’ questo sentimento di giustizia che crea attrazione, avvicina persone che magari mai hanno giocato a pallavolo, ma hanno il desiderio di entrare a far parte di quella comunità perché così sentono di essere parte di qualche cosa di bello, di qualche cosa che vale, di qualche cosa che è più di uno sport.
Che c’entra tutto questo con un giornale? Perché Il Piccolo e il gruppo Nem hanno proposto questo riconoscimento?
E’ semplice: c’entriamo perché un giornale trae una parte determinante della sua forza dalla comunità di lettori che riesce a creare. E’ una comunità che si cementa grazie a storia, tradizioni, interessi, ideali, ed è una comunità che si nutre di una convinzione: che l’informazione vale, che l’informazione è qualche cosa che ci aiuta a essere cittadini più consapevoli e, come tali, in qualche modo, vincenti.
E’ forse la prima volta che un giornale è parte attiva nel conferimento di una laurea honoris causa e per questa attestazione di fiducia nei confronti del Piccolo e del gruppo Nem ringrazio sinceramente il magnifico rettore Di Lenarda, il dipartimento di Scienze della Vita e tutto l’ateneo.
Grazie per la fiducia, grazie per aver sottolineato con questa giornata, portando qui oggi Velasco, quanto sia importante per tutti noi essere parte di una comunità.
*discorso pronunciato in occasione del conferimento della laurea honorsi causa a Julio Velasco da parte dell’Università di Trieste
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