Un’università, un coach e un giornale uniti dall’idea di comunità

La laurea honoris causa a Julio Velasco: è forse la prima volta che un giornale è parte attiva nel conferimento di una laurea honoris causa e di questo va ringraziato sinceramente il magnifico rettore Di Lenarda

Luca UbaldeschiLuca Ubaldeschi

Quando Fabrizio Brancoli mi ha proposto di sottoporre all’Università di Trieste la richiesta di conferire una laurea honoris causa a Julio Velasco, non ho avuto alcun dubbio che fosse una buona idea.

Il motivo è semplice.Ho visto in questa suggestione un percorso logico perfetto, che lega un ateneo importante, un famoso coach di pallavolo e un giornale storico intorno a una parola, “comunità”. Provo a spiegarmi in estrema sintesi.

La parola università origina proprio dall’idea di comunità, di collettività, di qualche cosa che richiama una adesione compatta. Una comunità dedita a una missione di straordinario fascino, la formazione delle persone, un valore assoluto.

Ma la parola comunità ha un ruolo importante nella carriera di Velasco. E non penso necessariamente alla comunità in riferimento alla squadra. Penso a qualche cosa di più. Perché Julio Velasco ha il merito di aver dato una nuova interpretazione del concetto di comunità applicata al mondo della pallavolo in Italia: ha saputo allargarla, facendoci entrare molte più persone rispetto al numero dei praticanti e degli appassionati più fedeli. Ci è riuscito perché è un vincente, certo: abbiamo ancora viva l’emozione della prima medaglia d’oro della pallavolo italiana ai Giochi olimpici, grazie alle ragazze dominatrici a Parigi, ultima perla di una collana che contiene campionati mondiali, titoli europei e italiani. Ma ci è riuscito soprattutto per il modo in cui ha vinto. Si potrebbero scegliere tanti aggettivi per definirlo, ma quello che calza di più è dire che è il “modo giusto” di vincere.

Velasco a Trieste: "Onorato di ricevere la laurea honoris causa"

L’approccio alla competizione, il confronto con gli avversari, la capacità di gestire le atlete e gli atleti, le vittorie e le sconfitte. Se tutte queste componenti funzionano e compongono un quadro armonioso, si percepisce che le vittorie alle quali conducono sono esattamente così, sono “giuste”, e che una squadra vince non soltanto perché è la più forte, ma perché è giusto che vinca, perché ha il miglior corredo di valori, non soltanto la migliore tecnica.

E’ questo sentimento di giustizia che crea attrazione, avvicina persone che magari mai hanno giocato a pallavolo, ma hanno il desiderio di entrare a far parte di quella comunità perché così sentono di essere parte di qualche cosa di bello, di qualche cosa che vale, di qualche cosa che è più di uno sport.

Che c’entra tutto questo con un giornale? Perché Il Piccolo e il gruppo Nem hanno proposto questo riconoscimento?

E’ semplice: c’entriamo perché un giornale trae una parte determinante della sua forza dalla comunità di lettori che riesce a creare. E’ una comunità che si cementa grazie a storia, tradizioni, interessi, ideali, ed è una comunità che si nutre di una convinzione: che l’informazione vale, che l’informazione è qualche cosa che ci aiuta a essere cittadini più consapevoli e, come tali, in qualche modo, vincenti.

A Trieste il momento del conferimento della laurea ad honorem a Julio Velasco

E’ forse la prima volta che un giornale è parte attiva nel conferimento di una laurea honoris causa e per questa attestazione di fiducia nei confronti del Piccolo e del gruppo Nem ringrazio sinceramente il magnifico rettore Di Lenarda, il dipartimento di Scienze della Vita e tutto l’ateneo.

Grazie per la fiducia, grazie per aver sottolineato con questa giornata, portando qui oggi Velasco, quanto sia importante per tutti noi essere parte di una comunità.

*discorso pronunciato in occasione del conferimento della laurea honorsi causa a Julio Velasco da parte dell’Università di Trieste

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