Vaccini a domicilio bloccati. Parla il rappresentante dei medici di base di Trieste: «Non è un problema di soldi»

Franzin spiega i motivi del mancato accordo. Riccardi: «Li risentiremo dopo aver verificato i termini economici anche con le altre Regioni» 
Il segretario provinciale dei medici di base di Trieste Francesco Franzin
Il segretario provinciale dei medici di base di Trieste Francesco Franzin

TRIESTE «Non vogliamo farne una questione economica. L’importante è partire il prima possibile con le vaccinazioni e metterci nelle condizioni di farlo in sicurezza. Ci sono problematiche da affrontare complesse, a cominciare dalla necessità di fronteggiare eventuali effetti collaterali». Il segretario provinciale di Trieste della Fimmg, Francesco Franzin, ne è certo: se finora non è stata trovata l’intesa tra Regione e medici di famiglia per le vaccinazioni non è per un problema economico.

«C’è bisogno di proseguire il confronto per discutere più dettagliatamente di questioni pratiche, ma nessuno di noi pensa di tirarsi indietro per qualche euro in più – garantisce Franzin –. Al di là del fatto che, personalmente, la richiesta di 32 euro per ogni iniezione a domicilio mi pare congrua, nella riunione del tavolo tecnico si è parlato prevalentemente di quali possono essere i luoghi più adatti dove somministrare il vaccino, oltre alle tempistiche. Ricordo che in settembre ci siamo offerti senza problemi di fare gratuitamente i test sierologici al personale scolastico». «Il problema – rimarca il segretario provinciale dell’associazione di categoria – è definire modi, tempistiche e luoghi. Per vaccinare a domicilio, ad esempio, bisogna andare in due, in modo da poter intervenire in caso di effetti collaterali più gravi. Inoltre è necessario restare sul posto almeno mezzora dopo la somministrazione, sempre per sorvegliare la persona a cui si è inoculata la dose. Ciò significa che per vaccinare a casa le oltre 1200 persone previste per questa fase solo nel territorio dell’Asugi ci vorrà molto tempo».

«Per quanto riguarda, invece, le vaccinazioni non a domicilio i nostri ambulatori non sono l’ambiente più adatto e sicuro. Molto meglio sarebbe una stanza ospedaliera, da usare a turno, sempre in modo da poter gestire eventuali imprevisti. Oppure potrebbero andare bene le sedi dei Distretti. Sono questi i temi da affrontare, non la questione economica, ma la sicurezza di tutti. Poi c’è anche il problema della conservazione dei vaccini: quando si apre una confezione le dosi vanno tutte inoculate, altrimenti si buttano via. In questo senso potrebbe aiutare, prossimamente, l’arrivo del vaccino monodose Johnson&Johnson».

Ieri sera il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, ha precisato che il confronto con le associazioni di categoria dei medici di famiglia riprenderà «a breve». «Li risentiremo – ha sottolineato Riccardi – una volta verificati anche i termini economici in discussione con le altre Regioni». —



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