Vaccini obbligatori, Trieste “sfida” Roma

Brandi critica il governo e difende la scelta di ammettere negli asili solo bimbi sottoposti a profilassi: «Indietro non si torna»

TRIESTE Nessun passo indietro sui vaccini obbligatori per l’iscrizione nei nidi e nelle materne comunali. Lo assicura la responsabile Educazione della giunta Dipiazza, Angela Brandi, pronta a “sfidare” su questo tema anche il governo nazionale perchè, spiega, «quello che ci sta veramente a cuore è la tutela della salute dei nostri bambini».

L’assessore rivendica con fermezza la validità della decisione adottata dal Comune nell’autunno del 2016, e che ha assegnato a Trieste il titolo di prima città italiana a introdurre l’obbligo per i genitori di sottoporre i propri figli all’antidifterica, all'antitetanica, all'antipoliomielitica e all'antiepatite virale B, pena l’esclusione dei piccoli dagli asili comunali. Una linea contestata nei mesi scorsi da alcune famiglie “no vax”, ma giudicata poi legittima sia dal Tar sia dal Consiglio di Stato, e successivamente “imitata” anche dall’ex ministro Lorenzin, che ha a sua volta introdotto l’obbligatorietà dei vaccini, portando a 10 quelli necessari per poter frequentare gli asili senza rischiare sanzioni.

A giudicare dai numeri, peraltro, il nuovo regolamento pare essere stato ben metabolizzato dalle famiglie. A Trieste infatti, spiega Brandi, risultano al momento soltanto 15 i nuclei familiari “sospetti” segnalati dall’AsuiTs, persone cioè che non hanno né sottoposto i figli ai vaccini né risposto alle raccomandate inviate dal Comune. Nei loro confronti, ora, scatteranno verifiche rigorose e, se necessario, anche l’esclusione dei piccoli dalle scuole. Una soluzione drastica, quest’ultima, considerata però necessaria per non mettere a rischio la sicurezza dei più piccoli ed evitare cali nei livelli delle coperture vaccinali, tenendo conto che ad oggi, secondo il monitoraggio dell’AsuiTs, l’89% dei bimbi nati in provincia dal 2002 al 2017 (24.096 su 28.064) risulta in regola con le vaccinazioni, mentre la quota “no vax” è stimata attorno all’1,5%.

Nessuna ripensamento insomma, ribadisce ancora una volta Brandi, replicando anche alle critiche mosse Debora Serracchiani, che aveva invitato la giunta di Trieste, apripista della strada dei vaccini obbligatori, ad incatenarsi al palazzo della Regione contro la linea «eccessivamente morbida» tenuta su questo tema dal presidente Massimiliano Fedriga. «Fa veramente sorridere la difesa a spada tratta dell’obbligo vaccinale da parte di Serracchiani - attacca l’assessore - visto che da governatrice nulla ha fatto per favorirlo: né una legge regionale, a differenza dei suoi omologhi dell’Emilia Romagna e della Toscana, né tempestive indicazioni operative quando la legge Lorenzin è entrata in vigore, tanto è vero che io stessa ho dovuto sollecitare la sua giunta in questo senso risolvendo poi la questione in autonomia. Comunque stia tranquilla, noi andiamo avanti per la nostra strada». Un messaggio rivolto anche a Roma. «Il governo con queste semi-giravolte sta tornando indietro generando caos. L’informazione ora non basta più, è doverosa ma solo se attuata insieme all’obbligo vaccinale. Noi restiamo orgogliosi di quanto fatto per garantire la salute dei cittadini». —


 

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