Val Rosandra, boom turistico al Centro visite di Bagnoli frenato solo dall’emergenza

Oltre 5 mila visitatori l’anno nel 2018-19 nella struttura di San Dorligo Più della metà degli escursionisti in arrivo da Italia e Slovenia 

il report

Ugo Savini / SAN DORLIGO

Una media di più di 5 mila visitatori all’anno negli ultimi 24 mesi, un fascino senza tempo, unito alla più moderna tecnologia del Centro visite di Bagnoli, che permette analisi scientifiche e approfondimenti di natura geologica e florofaunistica. La Val Rosandra rappresenta da sempre una ricchezza. All’orizzonte però c’è ora una stagione piena di incognite, con il 2020 che si presenta fortemente condizionato da Covid-19.

È tempo di previsioni di afflussi turistici nel Comune di San Dorligo della Valle, e per la Val Rosandra, che rappresenta uno dei punti più suggestivi dell’intero territorio dell’Alpe Adria, fonte pressoché inesauribile di visitatori, fondamentali anche per un vasto indotto, il ragionamento non è purtroppo diverso rispetto al resto del comparto. «Nel 2019 – spiega Elena Bandi, responsabile, in seno all’amministrazione di San Dorligo della Valle, della Val Rosandra – abbiamo avuto ben 5 mila 152 presenze, registrate al Centro visite di Bagnoli. In leggero calo rispetto al record del 2018, quando ce ne furono 5 mila 915, ma quella fu un’annata favorita da un costante bel tempo, situazione che non si è ripetuta lo scorso anno. In ogni caso – aggiunge – un numero ragguardevole rispetto ai 4 mila 610 del 2017».

Insomma un trend in crescita, che significa anche un notevole ritorno sotto forma di incassi per l’intero territorio.

È evidente come una passeggiata nella riserva naturale della Val Rosandra implichi un pasto o due da consumare nelle vicinanze, magari un pernottamento a San Dorligo della Valle o a Trieste, nonché la visita ad altre bellezze che caratterizzano il circondario.

A conferma dell’attrattività della Valle va evidenziata anche la variegata e numerosa presenza di stranieri: detto che, dei 5 mila 152 visitatori registrati nel 2019, la grande maggioranza, esattamente 2 mila 977, erano italiani, e una buona parte, cioè 1.283, erano sloveni, va detto che 393 erano tedeschi, 223 britannici, 44 francesi, 36 spagnoli e 14 croati.

Ma non sono mancati nemmeno gli indiani (8), i polacchi (8 anch’essi), gli austriaci (6), per arrivare a qualche unità proveniente dal Brasile, dall’Iran, dal Giappone, e dalla Corea del Sud. —

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