Varata l’officina posatubi unica al mondo

Costruita dalle Goriziane al “San Marco”, la struttura velocizza la realizzazione di oleodotti
Silvano Trieste 14/06/2014 Arsenale san Marco, Goriziane Group, presentazione modulo, costruzioni tubature
Silvano Trieste 14/06/2014 Arsenale san Marco, Goriziane Group, presentazione modulo, costruzioni tubature

Si chiama Marco Luppi, ha poco più di 30 anni ed è un ingegnere delle Officine Goriziane. La società isontina gli ha affidato l’incarico di dirigere e gestire come “capo commessa” la costruzione di uno strumento che non ha uguali al mondo. Un’officina trasportabile lunga 56 metri, larga 9,5 e alta 6 che può operare in totale autonomia tanto in mezzo al mare a bordo delle navi posatubi, quanto a terra sulla banchina di un qualunque porto. L’attività di questa officina ha uno scopo preciso: rendere più veloce la costruzione di oleodotti e gasdotti, più che raddoppiando i ritmi attuali di realizzazione delle “pipeline”. In sintesi consentendo alle società di ridurre significativamente i costi.

Marco Luppi, ferrarese laureato a Udine, ieri al Cantiere San Marco ha illustrato ai dettagli di questa nuova realizzazione. Un enorme parallelepipedo dipinto di bianco che il 20 giugno sarà caricato sulla nave che lo recapiterà al proprietario, la società britannica “SubSea 7” che lo userà prima nel Golfo del Messico, poi al largo della Nigeria per costruire due nuovi oleodotti. La nave posatubi che ospiterà e metterà in funzione questa officina posatubi si chiama “Seven Borealis” e finora riusciva a saldare i tubi della “pipeline” a una velocità di 24 metri al minuto. La nuova “macchina”, nata tra Villesse, sede storica delle Officine Goriziane e Trieste all’interno del “San Marco”, riesce invece a raggiungere una velocità di 32 metri al minuto.

«Abbiamo lavorato al millimetro, secondo le specifiche indicateci dai britannici» spiega l’ingegnere, circondato da un piccolo numero di ospiti, invitati ad assistere al “varo” ideale. È gestita da un sofisticato software questa struttura che somiglia molto a un container cresciuto a dismisura. Usa, saldandoli automaticamente gli uni agli altri, i tubi delle dimensioni fornite dal mercato: 12 metri di lunghezza, non più, ma con diametri che possono raggiungere e superare il metro. «Questi tubi in acciaio una volta saltati tra loro vengono varati e finiscono in fondo al mare, anche a 3mila metri di profondità. Poi al loro interno verrà fatto scorrere il petrolio o il gas» spiega l’ingegnere. Racconta che nell’officina mobile corrono 300 km di cavi elettrici; che i progettisti delle Officine Goriziane sono partiti da un foglio bianco: non esisteva infatti nulla di simile o anologo a cui potersi ispirare. Sono state necessarie 20mila ore al computer e al tavolo da disegno. Nel maxi container ogni dettaglio e spazio è stato definito al millimetro. I fumi delle saldatrici automatiche vengono aspirati da lunghe proboscidi, tutto il lavoro è seguito da telecamere fisse, due carri-ponte con una capacità di sollevare 10 tonnellate ciascuno, consentono veloci interventi di manutenzione sui rulli destinati a far avanzare i tubi o sui motori elettrici che li spingono. Secondo la società goriziana la costruzione al “San Marco” di una nuova officina trasportabile è data per certa: «Stiamo definendo gli ultimi dettagli del contratto».

Claudio Ernè

 

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