Veltroni in Transalpina e poi all'Amidei: «Frontiere e divisioni alle spalle di Gorizia»

Al Kinemax parla di cinema e del suo libro: «Da sindaco vie a ragazzi di destra e di sinistra ma non tornerei in politica»
Veltroni al Kinemax (Foto Bumbaca)
Veltroni al Kinemax (Foto Bumbaca)

GORIZIA.  Alla fine, è e rimane un giornalista. Di Gorizia e Nova Gorica vuol sapere tutto. Quando Walter Veltroni giunge in piazza Transalpina sono le 16.30 di oggi, mercoledì 14 ottobre, . È accolto dai sindaci Ziberna e Miklavič. Domanda dettagli sulla candidatura congiunta a Capitale europea della cultura 2025, che gli sembra «molto forte», ma si informa sugli avversari; chiede del numero di abitanti delle due città e ricorda le vicende del nonno, diplomatico del Regno di Jugoslavia; soprattutto, viene prontamente ragguagliato sulla situazione della pandemia nel territorio, ma le sue attenzioni vanno anche alla comunità ebraica, ora ridotta a poche unità. Tra le tante curiosità spazio alla gorizianità dell’assessore Oreti, che, per la sua parlata, gli ricorda «aria di casa».

Alla Transalpina visita la stazione e con lui c’è il gruppo che lavora alla candidatura trasfrontaliera, oltre, al presidente dell’associazione Amidei, Francesco Donolato, e al direttore del premio, Giuseppe Longo. In fondo, Veltroni è giunto a Gorizia per ricevere il 39.mo premio alla cultura cinematografica intitolato al grande sceneggiatore. Ma tra la visita alla Transalpina e l’incontro al Kinemax, dove ha ritirato il riconoscimento, è stato accolto nel municipio dal sindaco che gli ha donato Nora Gregor a cura di Igor Devetak e I fucs di Belen di Celso Macor. Quindi, ha firmato il libro d’onore del Comune: “Alla città di Gorizia carica di storia nazionale e protagonista del dialogo tra i popoli” sono le parole che, in calce, portano la firma sua.

Il premio gli viene consegnato “per la sua attività di regista, cinefilo e uomo di cinema a 360 gradi. Autore di film documentari e, più recentemente, di fiction, sempre straordinariamente attento al racconto delle grandi figure e degli snodi cruciali del passato e del presente italiano, ha contribuito a promuovere la cultura cinematografica come un patrimonio collettivo da restituire alla cittadinanza”.

Al Kinemax è al centro di un pubblico incontro nel quale, oltre al cinema, trova spazio il suo ultimo libro Odiare l’odio uscito per Rizzoli. In un dialogo a tre, del libro ne parla con il vicedirettore de Il Piccolo, Alberto Bollis, di cinema con il presidente Anac Francesco Ranieri Martinotti. Spazia da Greta a Nadia Toffa all’omicidio di Willy, vittime dell’odio, «non un virus, ma una malattia sociale che si genera in determinate condizioni, un elemento presente nella storia dell’umanità e causa delle peggiori catastrofi», anche se, nel caso di Giulio Regeni, «all’odio si aggiunge il disegno di non avergli fatto svolgere il suo lavoro».

Teme che con le elezioni Usa, «possa entrare in crisi la democrazia americana». Ricorda di quando da sindaco di Roma ha intitolato vie a ragazzi di destra e sinistra, oltre ad aver organizzato visite alle foibe. E su un ritorno in politica «non mi rimetterei in gioco, sono già partecipando al gioco civile e non a quello politico». Racconta dell’intenso legame con Ettore Scola e ricorda il valore di Sergio Amidei. Ringrazia Gorizia, «città che è stata di frontiera e divisione, mentre ora è di unione: uno spazio aperto». 

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