VELTRONI, LEADER GIUSTO DI UN PD SBAGLIATO

Domani Veltroni sarà ufficialmente il candidato alla guida del Partito Democratico. Evento importantissimo. Segnerà la vita politica per qualche quinquennio. Sarà anche il candidato del centrosinistra alla guida del prossimo governo. Da domani Veltroni sarà un astro nascente, e Prodi sarà una stella morta. I pensieri si affollano: Veltroni è il candidato migliore di cui disponga il centrosinistra, ma non è detto che per questo il centrosinistra vinca lo scontro elettorale; la sua candidatura vien scelta per ragioni partitiche: le correnti, la Cosa Rossa, il fallimento di Prodi; sarebbe meglio se fosse proposta con riferimento alle cose da fare: evasione, pensioni, riforma elettorale, e così via; nella nascita del Partito Democratico il grande buco nero è il Nord: con la candidatura di Veltroni, il grande buco resta intatto. Veltroni è, per così dire, vergine delle recenti sconfitte del centrosinistra.


Lui non faceva politica, ma amministrava. Il crollo del centrosinistra non lo riguarda. Viene scelto apposta per risalire dal crollo. E qui sta un problema: Veltroni è animale da battaglia amministrativa, non da battaglia elettorale. La sinistra doveva schierare Veltroni in un momento vincente, non in un momento perdente. Poniamo (non è affatto escluso) che Veltroni perda la battaglia elettorale: diranno che non ce l'ha fatta a nuotare, mentre la verità è che in questo momento la sinistra è una zavorra e lo tira giù. Molto probabilmente, Veltroni non correrà da solo. Sembrano intenzionati a correre per la leadership anche Bersani, Rosy Bindi, Enrico Letta. Letta è quello che ha tenuto i rapporti più stretti col Nord. Ma molto tardi, e senza che questo cambiasse qualcosa nella politica del governo.


E' una "messa per Parigi". Parigi val bene una messa, ma la messa va presa in tempo. In realtà tutti questi dirigenti, e più ancora gli altri che stanno nell'ombra, quasi tutti i diessini e i margheritini, compreso Rutelli, hanno pensato al Partito Democratico come ultima metamorfosi, finora, del Pci, Pds, Ds, Ds-Dl. E' un ri-battesimo con altro nome della stessa Cosa. Il PD ha un difetto di vista: è miope, da Roma non vede fin qui. E non gl'interessa vedere. E' convinto che tutto quel che c'è da vedere stia da Roma in giù. E' il difetto di D'Alema, è il difetto di Fassino (che pure è un piemontese, ma la segreteria del partito lo ha riadattato). E' il difetto della sinistra a sinistra della sinistra: frange che, come una piovra, avvolgono Prodi e lo stritolano. Il difetto nella creazione del PD sta nel concepire il partito come un'entità centrale che si dirama nella nazione, fin dove arriva.


Molta centralità, scarsissima rappresentatività. Mentre, per vedere tutta la nazione e rappresentarla tutta, dovrebbe avere occhi dappertutto: avere, cioè, chi dalle diverse parti d'Italia porta a Roma i diversi problemi d'Italia. Perciò domani Veltroni rischia di diventare il leader giusto di un partito sbagliato. Chi ha guidato questo governo, male, e chi ha fatto questo PD, male, prevede la disfatta: adesso per tamponare la disfatta manda avanti Veltroni. Veltroni può tamponare la disfatta, cioè perdere di poco. Ma non è saggio prevedere che vinca. E dunque, il suo problema non è accettare la leadership che il PD gli offre. Il suo interesse è mettere una pregiudiziale: chiarire che il PD dev'essere un altro, con altra genesi, con altro programma, con altra capacità di rappresentanza. Kennedy lo farebbe. Veltroni si vanta di essere un kennediano. Hic Rhodus, hic salta.


Da come Veltroni accetta la leadership che gli offrono, dalle condizioni che pone o non pone, dal potere che si riserva sul PD, capiremo non soltanto se comincia a lottare, ma anche se comincia a perdere.

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