Vende cartucce al cliente con il porto d’armi scaduto Armiere a processo



Maledetto software. A causa di quel malfunzionamento l’armiere Franco Marussi, 56enne di Gradisca, è finito a processo per la vendita di proiettili ad un cliente al quale il porto d’armi era scaduto. Marussi è difeso dall’avvocato Paolo Lazzeri.

L’ipotesi di accusa fa riferimento all’articolo 55 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (Tulps), che prevede l’obbligo per esercenti, fabbriche, depositi o esplodenti di qualsiasi specie di tenere un registro delle operazioni giornaliere indicando le generalità di privati o ditte che acquistano munizioni ed esplosivi. Un registro da mantenere aggiornato anche in ordine al porto d’armi dei propri acquirenti. Aveva pagato fior di quattrini l’armiere gradiscano per dotarsi di un programma d’alto livello al fine di gestire con il sistema elettronico i molteplici nominativi dei propri clienti, al fine di venire aggiornato circa le scadenze del porto d’armi, che ha una durata di 6 anni. Ma il programma sarebbe andato in tilt “intestardendosi” solo su uno dei 600 acquirenti inseriti nell’elenco. Sempre e solo lui. Il programma, infatti, ha spiegato il legale in aula, in corrispondenza del nominativo non segnalava la situazione del cliente in ordine al porto d’armi, che era scaduto, inducendo pertanto a pensare che tutto invece fosse regolare.

Coincidenza vuole che quel cliente era uno sportivo, esperto e appassionato di tiro al bersaglio. Un goriziano che ha girato l’Italia, ma anche l’estero per partecipare alle competizioni non senza risultati e soddisfazioni. Un abituè dell’armeria di Marussi, nel rifornirsi delle cartucce calibro 22 lr specifiche per i fucili da tiro di estrema precisione. Rifornimenti frequenti, tenendo conto non solo delle competizioni, ma anche dei relativi allenamenti. Nel 2017, tra l’8 aprile e il 6 settembre, lo sportivo s’era rivolto all’armeria gradiscana sei volte, a fronte di un acquisto di 3.400 cartucce complessive. Tutto bene allora per l’appassionato tiratore e il commerciante, non certo l’ultimo arrivato in fatto di conoscenza di armi e proiettili, tanto da ricoprire l’incarico di consulente tecnico d’ufficio, Ctu, nell’avvalersi della sua consolidata esperienza. Il problema è emerso quando il tiratore sportivo era andato in Questura per rinnovare il porto d’armi. La polizia aveva provveduto alle dovute verifiche a ritroso, scoprendo che il porto d’armi era scaduto nei cinque mesi durante i quali l’uomo aveva acquistato le 3.400 cartucce. Inevitabile la conseguente sanzione a carico dello sportivo, al quale i poliziotti avevano chiesto spiegazioni, ma anche la relativa segnalazione. Che ha a sua volta messo nei guai l’armiere, finito in Tribunale. L’ultima udienza s’è tenuta mercoledì 10 aprile, davanti al giudice monocratico Sara Frattolin. Il riaggiornamento è stato fissato al 25 settembre, quando saranno ascoltati in qualità di testi i poliziotti della Questura. —



Riproduzione riservata © Il Piccolo