Venti nonne lavorano a maglia i completini per i neonati prematuri del Burlo di Trieste

La generosità e l’amore verso i piccoli indifesi messo in campo dal gruppo creatività al femminile della Mutuo soccorso 

La storia



Il filo che collega per nove mesi una mamma al suo bambino è il cordone ombelicale. Ma se il piccolo è prematuro e quel funicolo di tessuto e sangue reciso troppo presto dal bisturi viene meno allora è un altro filo, una treccia di lana e amore, dono di una solidarietà tutta al femminile, che lo avviluppa, lo riscalda, gli infonde quella spinta vitale necessaria a proseguire i primi passi nel mondo, un mondo difficile in cui è venuto alla luce prima del tempo e con qualche ostacolo in più da superare rispetto agli altri.

È pertanto da ritenersi encomiabile il lavoro, un’appassionata danza delle dita tra matassa e forbice, delle venti donne della Società di mutuo soccorso di via Barbarigo a Monfalcone – tutte pensionate – che si sono messe a sferruzzare senza conoscere fatica per confezionare un primo stock di micro abiti da impacchettare e destinare al reparto della Terapia intensiva neonatale del Burlo Garofalo. Completini particolari, introvabili o comunque difficilmente reperibili sulla piazza commerciale proprio per le misure ridottissime e pure per le caratteristiche intrinseche degli articoli, in lana merino extrafine: tessuti e filati in fibre naturali, anallergici, adatti alla sterilizzazione, senza “pelucchi”, insomma adeguati a bambini in condizioni precarie, nati anche alla 25ª settimana di gestazione, e quindi compatibili all’ambiente delle incubatrici. Il costo di un gomitolo, per capirsi, si aggira sui 40 euro. La Società di mutuo soccorso, attraverso il presidente Sergio Poian, ha ricevuto dall’amministrazione comunale un provvidenziale contributo (circa mezzo migliaio di euro) necessario all’acquisto della materia prima, per portare avanti il progetto “Un filo che unisce”.

C’è poi anche la perizia necessaria al confezionamento del completino, poiché si sta parlando di cappellini di lana delle misure di «una piccola mela», cioè un diametro di 25 centimetri, e scarpine lunghe come «mezzo pavesino», circa 5 centimetri: sono queste le “unità di misura” impiegate dalle volontarie. Che, come spiega una delle abili magliaie del gruppo Creatività al femminile, la 73enne Itala Furlan, si sono imbattute nella progettualità quasi per caso. «Abbiamo visto il sito di un’associazione di Trieste, Cuore di maglia, che collabora con l’ospedale Burlo Garofalo, e abbiamo scoperto questa particolare necessità», racconta. Così, un giorno, la volontaria Claudia Semec è giunta qui da Trieste e ha fornito assistenza per i completini, realizzati secondo le direttive del Burlo e dell’associazione genitori Scricciolo.

Le venti donne si ritrovavano, fino a prima che lo Stivale si tramutasse in zona rossa, al mercoledì in via Barbarigo 26 e, dalle 16.30 alle 17.30, confezionavano gli abitini, aiutandosi nei punti più complessi. Le abili “sarte” hanno già imbustato dieci completi, mentre una quindicina è in via di ultimazione, per un totale di 25 corredini. Le pensionate stanno proseguendo il lavoro a casa. Venerdì 20 marzo si sarebbe dovuta tenere la consegna del materiale a una rappresentante triestina di Cuore di maglia, ma per le recenti ordinanze tutto è al momento sospeso.

Un segno di accoglienza e calore, quello dei vestitini, pure per i neogenitori che si ritrovano a gestire, per mesi, un neonato tenuto in vita da sondini e macchinari. E nello stesso tempo un lavoro certosino: i modelli vengono preparati appositamente e senza cuciture, con fili pregiati che mantengono la temperatura corporea dei piccoli. «Ci piace fare qualcosa per gli altri e non solo per noi stesse – sottolinea Furlan –, perché come si può immaginare ognuna di noi ha sciarpe e altri articoli frutto del fai-da-te. Realizzare cose utili al prossimo è una parte dell’impegno sociale, come volontarie della Mutuo soccorso». «Menzione particolare – aggiunge – va a Loredana Urbani che ha realizzato parte notevole del lavoro e soprattutto ha dato spinta a tutte le altre» .

Il tipico completino comprende: una coperta, triangolare o quadrata, un golfino, il berrettino e le calzine, tutto di lana. Il set si arricchisce di un doudou delle sembianze d’un polipo. «Ci siamo informate – conclude Itala Furlan – e abbiamo letto che questo particolare tipo di forma è utile a bimbi così piccoli, poiché le loro minuscole dita spontaneamente si avvinghiano ai tentacoli di lana come fossero un cordone ombelicale». Un filo colorato che annoda cuore a cuore. —



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