Vertice a luglio sull’ex De Franceschi ma Casillo chiede sempre il raccordo

Non si allenta l’attenzione del Comune di Monfalcone sulla questione della ripresa dell’attività della De Franceschi attualmente in stallo. Il sindaco, Sivia Altran, ha fatto sapere di aver...

Non si allenta l’attenzione del Comune di Monfalcone sulla questione della ripresa dell’attività della De Franceschi attualmente in stallo. Il sindaco, Sivia Altran, ha fatto sapere di aver incontrato l’amministratore delegato di De Franceschi, Davide Campanile, alla guida dell’azienda dalla sua acquisizione un anno fa da parte del gruppo Casillo, per un aggiornamento sulla situazione. Al sindaco l’ad ha riferito che procedono i contatti con Rfi (Rete ferroviaria italiana) per la riattivazione del raccordo ferroviario necessario allo stabilimento.

Si è poi concordato che, nei primi giorni di luglio, si terrà un incontro tra i vertici aziendali, le organizzazioni sindacali, Comune e assessorati regionali, per affrontare il percorso di pieno riavvio dell’impianto.

È trascorso oltre un anno da quando Casillo ha acquisito i mulini De Franceschi, dall’inizio il gruppo ha posto come condizione del riavvio che venga riaperto il raccordo ferroviario Schiavetti Brancolo che collega l’area industriale alla rete ferroviaria attraverso la stazione di Ronchi Sud. Una richiesta che Casillo ha fatto presentando un progetto industriale che prevede investimenti per 8 milioni di euro sul territorio. Ma da mesi proseguono inutilmente le trattative in particolare con Rfi che dopo aver chiuso per inattività un raccordo lungo 7 chilometri realizzato con soldi pubblici regionali e che potrebbe servire oltre a De Franceschi, Sbe, Nidec e Fincantieri, ha anche presentato un conto da quasi 5 milioni per riattaccare questo troncone alla rete ferroviaria. Si tratta come è noto di poche centinaia di metri di binari, mentre per i restanti 7 chilometri dopo aver spesi circa 2milioni lo stesso Consorzio per lo sviluppo economico di Monfalcone dovrà sborsare altri 3-400mila euro per lavori di manutenzione.

Un buio che non riguarda soltanto il ri-decollo dell’impianto produttivo ma anche la ricollocazione dei circa 50 esuberi, che è sempre più a rischio visto che per alcuni di questi, i più giovani, è già finito il tempo della mobilità, sono cessati gli assegni di disoccupazione e sono rimasti sulla strada. Per altri la scadenza dell'assegno è a novembre mentre l'ultimo gruppo vedrà finire i sussidi ad aprile 2017. Soltanto in sette sono rimasti in azienda (due con contratto a tempo) e uno solo è riuscito a ricollocarsi.

Dopo alcuni primi colloqui tecnici a Venezia tra Casillo e Rfi che ha visto la partecipazione anche del Comune (c’era il sindaco Altran) è calato il silenzio. La cifra chiesta da Rfi è esageratamente importante, e la stessa Regione ha più volte sottolineato, nonostante interventi analoghi sui raccordi della Ziu di Udine, che c’è il rischio di incorrere nell’infrazione di aiuti di Stato se c’è un contributo pubblico per il raccordo.

Casillo, che in Italia movimenta qualcosa come 3 milioni di tonnellate annue (tra semole, grano, farine e prodotti da forno) oltre a 70mila carri merci all'anno, punta a investire 8milioni per realizzare un terminal logistico a Monfalcone dedicato alla movimentazione di almeno 3 milioni di tonnellate di grano con 6mila carri l'anno. Ma aspetta ancora risposte.

(g.g.)

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