Via i militari da Gradisca la città non si è più ripresa

GRADISCA. C'era una volta la "città delle caserme". Ben tredici edifici a uso militare sul suo territorio, per un surplus di popolazione di circa 2.500 persone che gravitavano nella cittadina e usufruivano dei suoi servizi, contribuendo ad accrescere il Pil locale. Altri tempi, certamente, per Gradisca d'Isonzo. Una cittadina che forse non si è mai del tutto ripresa dal commiato dalla presenza militare sul proprio territorio. Quell'epoca rivive ora in una mostra dal titolo "Gradisca e le sue caserme. Storie di vita: dentro e fuori le mura", dedicata alla presenza militare nella Fortezza, che verrà inaugurata a Gorizia domanic alle 18 nella sala collezioni della Fondazione Carigo, in via Carducci a Gorizia, alla presenza del presidente della Fondazione, Gianluigi Chiozza, e del sindaco di Gradisca, Linda Tomasinsig. La rassegna si colloca nell'ambito della rassegna "Soldati. Quando la storia si racconta con le caserme" realizzata dall'amministrazione comunale di Gradisca su invito e con la collaborazione della Fondazione, l'esposizione è stata curata dalla studiosa isontina Chiara Aglialoro ed è stata resa possibile grazie alla disponibilità di Associazioni d'Arma, dell'Associazione Bazar Mediterraneo e di numerosi collezionisti e cittadini gradiscani, che hanno fornito preziose testimonianze fotografiche e storiche sulla presenza militare in città. Il percorso si compone di immagini, tra cui anche materiali selezionati dai fondi fotografici della Biblioteca comunale, che ricostruiscono il rapporto tra Gradisca e le sue caserme in un’ epoca in cui il profilo architettonico, culturale e sociale della città si è radicalmente trasformato rispetto al passato. Una mappa mostra poi il posizionamento sul territorio comunale delle ben tredici - si diceva - installazioni ad uso militare presenti a Gradisca tra il XIX e il XX secolo: tra queste il complesso della Toti-Bergamas di via Papalina, al centro di un dibattito interminabile sulla sua riqualificazione da parte dello Stato, la Ugo Polonio di via Udine destinata prima a Cie e oggi a maxi-Cara per l'accoglienza dei profughi, e la caserma Lamarmora di largo Bersaglieri; oltre ad altri edifici utilizzati in passato come dormitori, alloggi, comandi, ospedali e circoli. Una popolazione di 2mila, forse 2.500 persone. Un vero e proprio quartiere, perso ormai per sempre e da quasi 15 anni. Vent'anni sono trascorsi dalla dismissione delle due principali caserme cittadine. La Polonio era stata dismessa nel '97 mentre due anni prima toccò chiudere i battenti alla Toti Bergamas, tuttora dimenticata non tanto nelle parole quanto nei fatti da chi dovrebbe garantirle un reinserimento nel tessuto urbanistico. Da allora, da quella sberla della doppia dismissione, Gradisca non si è mai ripresa per davvero. Trattorie, pizzerie, mercerie, negozi d’abbigliamento forse non vivevano solo con i militari, ma certo qualla presenza aiutava non poco l'economia della comunità. Di grande impatto, nella mostra alla Fondazione, anche le fotografie che raccontano la vita dei militari in città, testimoniando l'importanza che la loro presenza ebbe per la comunità locale. La mostra "Gradisca e le sue caserme" sarà visitabile dal 31 marzo al 25 aprile negli orari di apertura della rassegna "Soldati": da martedì a venerdì 9.30-12.30, sabato 15.30-19, domenica 10-13 e 15.30-19. Apertura straordinaria il 25 aprile dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 19.
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