Via luci e sedie: una volta al mese il San Marco diventa una sala da ballo per tangueri
Ogni ultima domenica del mese (e la prossima è quella di oggi) al Caffè San Marco si respira l’atmosfera dei caffè tradizionali di Buenos Aires. Dalle 21 si abbassano le luci, si spostano le sedie e il caffè si trasforma in una pista da ballo, pronta a ospitare i sempre più numerosi appassionati che ruotano intorno al mondo del tango. Della musica si occupa Fabian Feguin, ricercatore argentino all’Icbeg e grande esperto di questo genere musicale, che l’ha affascinato fin da bambino. Dopo aver iniziato a collaborare con l’Accademia di tango di Guillermo Berzins ora Fabian è il “musicalizador”, ovvero il dj, di numerose serate di tango che si svolgono nel Nord Italia e anche nelle vicine Slovenia e Austria. Il tango, racconta Fabian, nel 2009 è stato dichiarato patrimonio immateriale dall’Unesco e in questi ultimi anni sta prendendo sempre più piede in Italia e all’estero. «Il tango è la cultura dell’incontro e dell’abbraccio - spiega il ricercatore argentino -, perciò se sta conquistando sempre più appassionati è perché la gente ha sempre più bisogno di questo: un incontro, un abbraccio». Nato nei sobborghi di Buenos Aires intorno al 1880, il tango appare infatti all’improvviso come una sorta di linguaggio comune della gente di Buenos Aires: folle di immigrati italiani, spagnoli, tedeschi, russi, famiglie numerose che abitano fianco a fianco nei grandi “conventillos”, nei cui cortili le note e i passi uniscono le persone più di quel castigliano sgrammaticato che ognuno si sforza di parlare. Le melodie del tango sono ricche di differenti coloriture musicali, gli stili interpretativi e gli impasti strumentali molto diversi l’uno dall'altro, la poetica dei testi così mutevole che passare da un brano all’altro (o anche da un esecutore all’altro di uno stesso brano) significa entrare in una condizione emozionale nuova, che ispira un portamento e uno stile che non sono mai gli stessi. «Tra gli autori tradizionali del tango, penso per esempio a Osvaldo Pugliese, ci sono molti immigrati italiani di seconda generazione - racconta il “musicalizador” -. D’altra parte in Argentina la metà della popolazione è di origini italiane, perciò abbiamo molte parole italiane nella nostra lingua e culturalmente siamo più vicini agli italiani che agli spagnoli. Dall’Italia ci viene un’eredità sentimentale che si vede anche nel tango». Oltre al prossimo appuntamento di oggi, al Caffè San Marco nel mese di maggio eccezionalmente è in calendario anche una milonguita di metà mese. Domenica 14 infatti, in collaborazione con il Circolo del tango di Trieste, ci sarà una serata molto speciale perché verrà proposta, da ascoltare e da ballare, musica su vinili anni ’50, che saranno “fatti girare” su antichi grammofoni d’epoca. Giulia Basso
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