Via senza fissa dimora L’abitazione di Renato in garage e nel camper

Una strada virtuale di Staranzano senza né luce né acqua Ha perso la casa perché non riusciva a pagare più il mutuo
Di Ciro Vitiello
Bonaventura Monfalcone-19.11.2015 Signor Renato-Senzatetto-Staranzano-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-19.11.2015 Signor Renato-Senzatetto-Staranzano-foto di Katia Bonaventura

STARANZANO. È stato autista in un consolato a Trieste fino al 1986, portiere di notte negli alberghi e perfino tassista in Gran Bretagna. Una vita discreta e normale. In tasca un diploma magistrale, diventato il classico “pezzo di carta” perché non ha mai insegnato nelle scuole. Ma il sopraggiungere di alcune vicende, che lasciano il segno, hanno cambiato il destino di Renato Rienzi, 69 anni, residente a Staranzano, proprio in quella “via dei senza fissa dimora” battezzata nei giorni scorsi dalla giunta comunale con il nome di “via Madre Teresa di Calcutta”.

Quella di Renato è una storia di povertà che non ti aspetti, il “ vicino della porta accanto” che si vergogna di andare a pranzo alla mensa della Caritas in via Mazzini o mettersi in lista per ritirare i generi alimentare all’Emporio solidale in via Verdi 44 a Monfalcone. Chiedo aiuto Renato, nella speranza di far veicolare il suo messaggio soprattutto alle istituzioni e ottenere un sostegno per continuare a vivere. Arriva al bar dell’area di servizio del benzinaio, nell’area portuale di Monfalcone, raccontando anche in modo spesso confuso e ripetitivo le sue disavventure cominciate alcuni anni fa. Quando è rimasto solo con due figli piccoli, di 8 e 3 anni, che gli assistenti sociali volevano portare via in assenza della madre rientrata in Gran Bretagna. Emergono le tappe amare di una vita accumulate nel corso degli anni: la perdita dell’appartamento ripreso dalla banca, perché non riusciva più a pagare il mutuo, la morte in agosto 2013 di uno dei figli, la solitudine, i problemi di salute, un’operazione subita in ospedale, la mancanza di un alloggio e quindi di un posto dove dormire. Renato parla del nonno fucilato in Libia e del papà che abitava a Gorizia, dove figurava come “profugo”, dopo gli eventi bellici del confini orientali. Il passato si mescola con il presente. Oggi utilizza un box auto per dormire. È senza luce, nell’impossibilità di pagare l’affitto e una bolletta Enel.

«Due anni fa - racconta - mi hanno regalato un camper ancora funzionante che ogni tanto vorrei utilizzare come casa. Invece mi cacciano via da tutti i parcheggi. Nel piazzale Unicef a Staranzano, a Ronchi dei Legionari nell’area di sosta delle auto nei pressi del semaforo sulla provinciale o quello del liceo a Monfalcone. Se mi fermo c’è qualcuno che chiama i carabinieri e mi tocca andar via». È un girovagare, anche se nella sua carta d’identità risulta residente al civico numero 5 in via senza fissa dimora. «Dove sto adesso - spiega - non ho neppure la luce, è un deposito di materiale».

Di giorno Rienzi per trascorrere la giornata si reca a Fossalon, vicino a una chiesetta dove c’è la Madonna della Pace. In quella casa rossa ex cantoniera. «Qui il contadino mi lascia stare quando voglio – aggiunge - però con l’oscurità di sera vado via perché può essere pericoloso stare di notte. Nel box dove vivo pago 110 euro al mese, non c’è né luce né acqua. Al mattino vado a farmi la barba alla Coop, faccio la doccia dove c’è il distributore di benzina, prendo un caffè, resto un po’ al caldo. Qui c’è anche la fontana...».

Nonostante sia da solo le risorse economiche della minima pensione non bastano. «Ho un assegno di 820 euro al mese - racconta Rienzi - come un artigiano. Ma avendo chiesto un prestito alla posta per sopravvivere, mi rimangono netti 580 euro. Cosa posso fare con questa somma? Al Comune di Staranzano - aggiunge - ho domandato un contributo, ma secondo i calcoli dell’Isee che hanno fatto gli uffici non mi spetta niente. Ho inoltrato, poi, anche la domanda per avere una casa Ater ma al momento non ho ricevuto risposta. Non so come affrontare la vita quotidiana. Aiutatemi. Sono solo e imbrigliato in questi iter burocratici che non riesco a capire».

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