Aule studio e biblioteca nel futuro Castelletto dell’Università di Trieste: sarà pronto in primavera

Proseguono i lavori di ristrutturazione di Villa Sevastopulo dove sono stati scoperti affreschi e pregiate decorazioni

Roberta Mantini
Villa Sevastopulo, dove sono in corso i lavori (Massimo Silvano)
Villa Sevastopulo, dove sono in corso i lavori (Massimo Silvano)

I lavori di ristrutturazione del “Castelletto” dell’Università di Trieste, ovvero Villa Sevastopulo, hanno assunto nel corso dei mesi contorni sempre più affascinanti e complessi. L’intervento, finanziato con fondi dell’ateneo e dalla Fondazione CRTrieste, iniziato nel novembre 2023 con una previsione di chiusura entro la fine del 2025, puntava al risanamento conservativo dell’edificio, alla bonifica dell’amianto, all’adeguamento normativo e all’installazione di nuovi impianti tecnologici. Tuttavia, durante le prime fasi del cantiere, la scoperta di affreschi e decorazioni murarie sotto strati di intonaco ha imposto di rivedere il cronoprogramma: la conclusione dell’opera è ora prevista per la primavera del 2026.

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Alcune immagini dell'edificio di piazzale Europa firmate da Andrea Lasorte

L’edificio, costruito come residenza privata della famiglia Valerio e successivamente adibito a sede degli Istituti Biologici della Facoltà di Scienze e Farmacia, era l’ultimo immobile non ancora ristrutturato all’interno del comprensorio universitario di Monte Valerio. Rimasto per anni in stato di abbandono per via dei costi elevati, è tornato al centro dell’attenzione con l’inizio del mandato del rettore Roberto Di Lenarda nel 2019. «Era un progetto a cui tenevo – ha spiegato – per il valore storico, per la posizione centrale e perché completava il recupero dell’intero complesso».

Il cantiere, aperto dopo un lavoro di progettazione e di reperimento fondi, ha dovuto affrontare da subito questioni tecniche rilevanti. Oltre al consolidamento strutturale, è stato necessario intervenire su tetto e coperture, rifatte in cemento in epoche precedenti. A rallentare in modo significativo i lavori è stato però il ritrovamento di affreschi e finiture di pregio, rimasti nascosti per decenni.

 

«Questa situazione ha inevitabilmente allungato molto i tempi», spiega il direttore dei lavori Paco Ferrante. «Siamo riusciti solo di recente a riavviare il cantiere con un po' più di regolarità. Le demolizioni, ad oggi, sono tutte state completate, la struttura del tetto, rifatta in cemento in epoche precedenti, è stata migliorata con l’impermeabilizzazione e la sostituzione della linea di gronda». Prima dell’avvio del cantiere, in una sala del primo piano è stato rinvenuto anche mobilio originale, rimasto intatto grazie alla custodia di un professore. L’intervento in corso riguarda ora affreschi, soffitti decorati, pavimenti in legno, graniglia e mosaico, serramenti storici e facciate esterne.

L’investimento complessivo per il recupero del Castelletto si aggira attorno ai 5 milioni di euro e comprende l’intervento della Fondazione CRTrieste, che ha stanziato 800 mila euro, permettendo di affrontare le nuove esigenze emerse senza sacrificare la qualità dei lavori.

Il presidente della Fondazione CRTrieste, Massimo Paniccia, ha sottolineato come la Fondazione contribuisca «con orgoglio» alla rinascita di un luogo così carico di storia e bellezza. «Questo intervento non è solo un restauro, ma un investimento nella conoscenza, nella cultura e nella formazione delle generazioni future».

La presentazione dell’avanzamento lavori è stata anche un’occasione per ripercorrere la stretta collaborazione tra la Fondazione CRTrieste e l’ateneo in previsione del passaggio di testimone che avverrà il primo agosto prossimo tra Roberto Di Lenarda (in carica dal 2019) e Donata Vianelli, eletta rettrice lo scorso maggio. Tra il 2019 e il 2025 sono state messe a disposizione risorse per oltre 11,5 milioni di euro.

Tornando al Castelletto, la destinazione d’uso dell’edificio non prevede aule o laboratori. Una volta completati i lavori, il Castelletto ospiterà spazi studio, uffici, una biblioteca e ambienti comuni aperti all’intera comunità universitaria, con una particolare attenzione agli studenti del Dipartimento di Scienze della Vita.

«È un luogo dell’Università – ha sottolineato Di Lenarda – non potrà mai essere attribuito esclusivamente a un singolo dipartimento». Il cantiere proseguirà nei prossimi mesi, con l’obiettivo di chiudere entro la primavera 2026. —

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