Violenza sulle donne e negazione al maschile

Premio nazionale alla tesi di dottorato di Lucia Beltramini cofinanziata da Regione, Provincia e Ass

Combattere la violenza nei confronti delle donne concentrando l’attenzione non più sulla vittima, ma sulle cause che inducono l’uomo a compiere atti di questo tipo. Pioniera del nuovo approccio di ricerca è Lucia Beltramini, 30 anni, che con la sua tesi di dottorato in Neuroscienze e Scienze cognitive ha analizzato “La negazione della violenza nella costruzione della mascolinità” vincendo il primo premio nazionale “Giovani Talenti” (categoria Volontariato e diritti umani), indetto dalla Junior Chamber International. Il suo merito non consiste solo nell’aver scelto un argomento di drammatica attualità, ma nell’approccio che contempla anche possibili interventi di prevenzione. Interventi che sono stati pubblicati sul nuovo sito di divulgazione scientifica dell’ateneo (www.divulgazione.units.it), sotto forma di progetti cui le scuole di Trieste possono aderire per intraprendere percorsi di educazione rivolti ad alunni, genitori e insegnanti.

«Considerata l'assenza di studi sull’argomento – spiega Beltramini – ho analizzato il modo in cui i meccanismi di negazione della violenza agiscono per occultare le violenze che ragazzi e uomini possono vivere nei contesti militari e sportivi. Ne emerge una cultura di accettazione della violenza, che può influenzare anche i rapporti che gli uomini instaurano con le donne». La ricercatrice ha intervistato 29 uomini con esperienze militari e 13 sportivi di alto livello, scoprendo che la maggior parte di essi ha subìto violenza da altri uomini ma tende a minimizzare questi casi, riducendoli a scherzi o giustificandoli come atti necessari a «diventare adulti» o ad essere accettati nel gruppo. Gli ex militari riportano umiliazioni, abusi (psicologici e verbali), minacce, pesanti violenze fisiche e tacciono su eventuali molestie sessuali. Al contrario, le «iniziazioni» a sfondo sessuale caratterizzano la realtà dello sport, in cui si ritrovano anche atti di violenza o umiliazioni.

«Il modello ideale di mascolinità è l'egemonia», incalza Beltramini. Da qui la necessità di far intervenire le istituzioni. La tesi (seguita dalla docente Patrizia Romito) è stata realizzata col cofinanziamento di Regione, Provincia e Azienda sanitaria. Alla presentazione sono intervenuti l’assessore regionale Loredana Panariti, la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat, Daniela Gerin dell'Azienda sanitaria, il delegato del rettore per la divulgazione scientifica Enrico Tongiorgi e Tea Giorgi della Casa internazionale delle donne. È emersa la volontà di programmare interventi condivisi. «Le poca disponibilità di risorse – ha detto Poropat – ci induce a selezionare progetti efficaci come questi».

Elena Placitelli

Riproduzione riservata © Il Piccolo