Visite in nero senza il Cup Psichiatra a giudizio

L’accusa per il professor Maurizio De Vanna, direttore della Clinica psichiatrica dell’Università di Trieste, è quella di aver visitato i pazienti all’interno dell’ospedale pubblico e di essersi intascato tutti gli importi delle parcelle. In sostanza: attività privata intramoenia per la quale l’Azienda sanitaria non ha percepito nulla. Insomma, peculato e truffa.
Il pm Massimo De Bortoli ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio. L’udienza davanti al gip Laura Barresi è stata fissata per il prossimo 5 giugno. Ma è molto probabile che la vicenda giudiziaria del noto cattedratico, in passato consulente di primo piano della Procura nei casi più controversi, si chiuda definitivamente con un patteggiamento già nei prossimi giorni.
Lo conferma indirettamente il difensore di De Vanna, l’avvocato Giorgio Borean: «Abbiamo già chiuso in silenzio e senza contestare nulla. Quanto richiesto dall’Azienda sanitaria, che ammonta al 12% delle singole parcelle, è stato pagato. Inoltre il professor De Vanna ha interrotto la convenzione con l’Azienda sanitaria».
La vicenda era salita alla ribalta della cronaca nel mese di ottobre del 2013. Su ordine del pm De Bortoli i finanzieri si erano presentati nell’abitazione e nell’ambulatorio professionale di De Vanna. Era scattata una accurata perquisizione. Erano stati sequestrati documenti, agende, appunti, promemoria, registri, annotazioni e diari, che facevano riferimento all'attività professionale dello psichiatra. I finanzieri, sempre su ordine del pm De Bortoli, avevano anche sequestrato i drive del computer, i supporti informatici, un buon numero di cd e chiavette.
Il sospetto degli investigatori era che il noto docente di psichiatria avesse appunto esercitato in proprio l’attività professionale all’interno della struttura pubblica riscuotendo, previo appuntamento di visita medica, senza passare per il Centro unico di prenotazione, il corrispettivo, e soprattutto senza mai emettere la relativa fattura. De Vanna secondo l’accusa aveva intascato, insomma, quanto pagato dai pazienti. I quali, così era emerso dalle prime indagini, avrebbero consegnato il denaro contante allo psichiatra o a una persona di sua fiducia che, peraltro, si era in precedenza occupata della prenotazione attraverso un circuito parallelo a quello del Cup. Nessuna fattura e pagamento veloce: o meglio “brevi manu”, in nero. L’indagine del pm De Bortoli era scattata dopo la segnalazione di un paziente che appunto aveva pagato con questo sistema “free” la visita specialistica effettuata dal professionista all’interno della struttura. Poi gli investigatori del Gruppo Trieste della guardia di finanza erano riusciti a risalire in breve ad altre sette visite effettuate in nero nelle strutture dell’Azienda sanitaria. Ora il pm De Bortoli ha chiuso le indagini e si va verso il patteggiamento.(c.b.)
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