Voce della Luna, condanna bis per il rogo

Confermati in Appello i quattro anni e mezzo di reclusione a Dekovic che aveva appiccato il fuoco distruggendo il locale
Di Corrado Barbacini
BRUNI TRIESTE 14 06 08 DISTRUTTA DA UN INCENDIO LA TERRAZZA MARE DI BARCOLA
BRUNI TRIESTE 14 06 08 DISTRUTTA DA UN INCENDIO LA TERRAZZA MARE DI BARCOLA

Quattro anni e mezzo erano e quattro anni e mezzo sono rimasti. È questa la condanna inflitta dalla Corte d’appello a Serdo Dekovic, 40 anni. È stato ritenuto unico responsabile del rogo che il 14 giugno del 2008 ha distrutto la “Voce della Luna” di Barcola. La sentenza è stata pronunciata l’altro pomeriggio dal collegio presieduto da Pier Valerio Reinotti.

Oltre che dell’incendio doloso, Dekovic è stato ritenuto responsabile delle minacce e dei tentativi di estorsione messi a segno nei confronti del titolare del locale, Marcello Di Finizio.

Il pg Carlo Sciavicco nella sua requisitoria aveva chiesto una condanna ancor più pesante: 6 anni di reclusione. Il difensore di Serdo Dekovic, l’avvocato Andrea Cavazzini, ha puntato a quelle che ha definito le contraddizioni dell’inchiesta sottolineando anche il fatto che la testimone chiave all’epoca non aveva riconosciuto il sospettato. Lo stesso Dekovic si è sempre professato innocente e assolutamente estraneo alla vicenda.

Tutto è nato da una ripicca, una vendetta: questo secondo l’accusa è stato il movente del rogo. “La Voce della Luna” era stato incendiato perché il titolare, Marcello Di Finizio, non aveva versato a Serdo Dekovic i 300 euro pattuiti per una riparazione effettuata al bagno del locale.

Quella notte il locale era stato presidiato dai carabinieri ai quali si era rivolto il titolare dopo le minacce. Erano rimasti lì fino alle 5.30 del mattino. Poi i militari se ne erano andati e Marcello Di Finizio aveva iniziato il proprio turno di guardia. Ma si era invece addormentato e poco dopo, alle 7.09 erano divampate le fiamme che in breve avevano distrutto il locale sul lungomare di Barcola.

«Ho visto un uomo con una giacca a vento rossa», aveva affermato nel corso del processo di primo grado la principale testimone, ma non aveva aggiunto altro.

Dall’indagine dei carabinieri e della polizia era emerso che qualche tempo prima Di Finizio aveva messo alla porta Dekovic per alcuni danni provocati durante un precedente intervento di manutenzione. È emerso anche che ai primi di giugno del 2008, c’era stata anche un’incursione vandalica nel locale ed erano arrivati al titolare i biglietti con le minacce. Minacce che paradossalmente poi erano arrivate tre giorni dopo il rogo e precisamente il 17 giugno, quando ormai il locale era stato completamente distrutto.

Dopo alcuni giorni, il 23 giugno, c’era stato un altro misterioso episodio di minacce nei confronti della sorella di Di Finzio alla quale Dekovic aveva chiesto di dire allo stesso Di Finizio di consegnargli la somma di 5mila euro, senza però riuscire nell’intento. In breve il cerchio si era chiuso. Sotto accusa era finito oltre a Serdo Dekovic anche il monfalconese Enrico Di Pierro, 23 anni, ritenuto suo complice. Ma in primo grado è poi stato assolto.

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