Voto in Croazia, Hdz prima per un’incollatura

ZAGABRIA. L’opposizione l’ha spuntata di misura in Croazia. La “coalizione patriottica” guidata dall’Unione democratica croata (Hdz) di Tomislav Karamarko ha riportato le elezioni legislative, vincendo 57 seggi al Sabor, il parlamento di Zagabria. “La Croazia cresce”, la formazione guidata dal partito socialdemocratico (Sdp), attualmente al governo, ha invece ottenuto 56 deputati, secondo gli exit poll pubblicati. In terza posizione, si posiziona Most (“Il ponte”) il fronte indipendente fondato dal sindaco di Metkovi„ Božo Petrov e dall’ex Hdz Drago Prgomet, che ha incassato ben 17 mandati. Gli attivisti anti-sfratti e anti-banche di Zivi zid (il cui leader, il 25enne Ivan Sincic, aveva ottenuto oltre il 17% dei voti alle presidenziali di gennaio) entrano per la prima volta in parlamento anche se con appena 3 rappresentanti. La Dieta democratica istriana (Ids) totalizza lo stesso risultato, mentre l’Alleanza Democratica Croata di Slavonia e Barania (Hdssb) e il Partito del sindaco di Zagabria Milan Bandi„ si fermano a quota due seggi. Delude, infine, l’ex presidente Josipovi„ la cui neonata formazione non entra in parlamento, così come gli ecologisti di OraH.
Se il sostanziale pareggio tra destra e sinistra dovesse essere confermato dai risultati definitivi (rispetto al 2011, la conta dei voti è resa più complicata dall’introduzione del voto di preferenza), il prossimo esecutivo croato sarà necessariamente un governo di coalizione o di minoranza. Entrambe le coalizioni non ottengono infatti la maggioranza assoluta al Sabor, corrispondente a 76 deputati su un totale di 151. Anche se restano da definire gli otto seggi riservati alle minoranze nazionali e i tre degli elettori residenti all’estero, questi non potranno cambiare gli equilibri in campo.
Sarà necessario, dunque, cercare il supporto di Most, anche se quest’ultimo ha assicurato alla vigilia del voto (e con tanto di promessa firmata dal notaio) di escludere a priori ogni alleanza con Sdp o Hdz. «Se questo scenario permane, nessun partito potrà ottenere la maggioranza senza il sostegno di Most», ha dichiarato Arsen Bauk, attuale ministro dell’Amministrazione (in quota Sdp).
Gli indipendenti di Most si sono per il momento detti pronti ad appoggiare dall’esterno un governo che presenti un piano di riforme necessarie, riservando però il diritto di votare punto per punto. Tra destra e sinistra, si è trattato dunque di un testa a testa come avevano previsto i sondaggi delle ultime settimane. Nel corso dei mesi, infatti, l’Hdz ha visto erodersi il grande vantaggio di cui godeva ancora quest’estate, fino a ritrovarsi con appena il 2–3% di intenzioni di voto in più rispetto agli avversari del Sdp. Le cause sono diverse che hanno portato al sostanziale pareggio tra i due maggiori partiti croati sono diverse. In primo luogo, la campagna dei socialdemocratici si è dimostrata molto più efficace, grazie anche al contributo portato da Alex Brown, l’esperto in comunicazione politica arrivato dagli Stati Uniti per dar manforte alla squadra di Zoran Milanovic, subito dopo la sconfitta dell’ex presidente Sdp Ivo Josipovic contro Kolinda Grabar-Kitarovic, eletta appunto in quota Hdz. In secondo luogo, la crisi migratoria che attraversa la Croazia dallo scorso 15 settembre pare aver giovato al governo in carica, che ha saputo gestire un flusso di oltre 330mila persone senza incidenti maggiori.
Il governo che prenderà le redini del paese nei prossimi giorni dovrà cimentarsi innanzitutto nell’alimentare la debole crescita economica dei mesi scorsi (circa l’1% del Pil). Il 28esimo stato membro dell’Unione europea esce appena da un lungo periodo di recessione durato sei anni e versa in una situazione difficile.
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