Yaba, droga a basso costo ma alto rischio

MONFALCONE Sono piccole, rosse, quasi dei confetti di zucchero. E costano poco. Dieci, venti euro al massimo. Ma le “pilloline” di yaba sono micidiali. Creano una dipendenza tre volte più forte dell’ecstasy. E pure i suoi effetti si dilatano all’inverosimile rispetto ad altre droghe da eccitazione: dalle 8 alle 24 ore, quelli della cocaina durano molto meno. Ore durante le quali l’organismo viene sottoposto a uno stress straordinario: la droga stimola il cervello a una produzione di dopamina, neurotrasmettitore, sei volte superiore al normale. Alla fine il sistema neuronale si “stacca” dal circuito perché non tollera la soglia. E le lesioni, quando avvengono, sono definitive, con conseguenze neurologiche e psichiche.
È questo il ritratto della yaba, droga sequestrata in 300 pasticche venerdì scorso all’interno di un alloggio di via del Rosario, nell’ambito di controlli della Polizia di Stato finalizzati all’anti-terrorismo. Agli arresti è finito un cittadino di nazionalità bengalese, 33enne, da alcuni anni regolarmente residente nel nostro Paese. Un irreprensibile lavoratore impiegato in una ditta di carpenteria che lavora alla Fincantieri. Si tratta del primo sequestro della cosiddetta “droga della pazzia” a Monfalcone e in Regione. Le indagini sono avviate e continueranno, come reso noto dal vicequestore Stefano Simonelli, dirigente del Commissariato di via Foscolo.
Come avviene quando ci si imbatte in nuove sostanze, note alle forze dell’ordine, ma mai intercettate prima sul territorio, la raccomandazione, soprattutto ai giovani (in Europa la sostanza è oggi in largo uso negli ambienti della musica tecno), è di «prestare molta attenzione», soprattutto a «non assumere in un mix potenzialmente letale più sostanze contemporaneamente». Perché se la droga, e suona quasi banale scriverlo, ma non si sbaglia mai a ribadirlo, fa male, prenderla in commistione con alcol o altri stupefacenti risulta ancor più nocivo. Talvolta fatale. «C’è sempre – conclude Simonelli – il rischio di un’overdose». Per lo sballo di un sabato sera, ci si può rimettere la pelle.
Anche perché, come chiarisce lo psichiatra Adriano Segatori, esperto in disagio giovanile, «nessuno può sapere a priori, da un punto di vista organico, se ha una predisposizione alla dipendenza, non lo si può capire in anticipo: l’unica prevenzione è non assumere stupefacenti». Il grado di assuefazione, insomma, è individuale. E la dipendenza porta a comportamenti estremi, pericolosissimi. «Negli anni Ottanta – rammenta – mi è capitato di vedere alcolisti in trattamento che si bevevano alcol denaturato, come il dopobarba, per sopperire all’impellenza». «E il livello di allucinazione cui la yaba può portare – aggiunge – non è dissimile dal delirium tremens presente nelle crisi di astinenza dei bevitori cronici». La pasticca rossa, infatti, provoca grande dipendenze fisica e psichica. Gli iniziali effetti di benessere sono immediatamente sostituiti da aggressività, allucinazioni, ansia, inappetenza, insonnia e paranoia. Di frequente, i consumatori riportano la sensazione di avere degli insetti sotto la pelle e di fare numerosi tentavi per estrarli, con veri e propri atti autolesionistici.
Un altro problema poi delle droghe sintetiche è l’ignoranza del consumatore su cosa effettivamente stia assumendo: «Sono sostanze di derivazione ignota – afferma Segatori –. È capitato che nelle operazioni di “taglio” di talune droghe finissero calcina e veleno per topi, provocando morti». «Come mi spiegava il dottor Spazzapan, ex primario del Sert – continua – sostanze come la yaba funzionano esattamente come un virus nel computer: si insediano nel sistema nervoso con danni organici irreversibili. Ci sono ragazzi che ho conosciuto sul territorio che giurano e spergiurano di aver preso una sola pasticca, a base di chetamina, e sono rimasti affetti da psicosi. Per esemplificare: un conto è quando capita uno strappo muscolare, il cui dolore in genere dura 72 ore, un altro quando si trappa un tendine. Le fibre resteranno sempre fragili». Il danno irreversibile.
Segatori non si stupisce che la yaba sia arrivata a Monfalcone. «Dove ci sono tanti flussi, un controllo totale dei fenomeni è impossibile – conclude –. Un tempo molte droghe sintetiche si fabbricavano in Croazia. Me lo riferì una persona affidabile perché ne faceva uso. E una delle tecniche per occultarle era il trasporto all’interno delle cannucce. Come fai a controllarle tutte? ».
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